Coronavirus – Il professor Locatelli parla della situazione mondiale. In un’intervista rilascia a Il Corriere della Sera, Locatelli – che fa parte del comitato tecnico scientifico di supporto al governo – fa il punto della situazione cornavirus in Italia e nel Mondo.
“In Europa nel complesso c’è sicuramente una netta e assai incoraggiante flessione dei contagi ma continuano a osservarsi episodi, più o meno rilevanti, che documentano come il virus circoli e possa creare improvvise riaccensioni epidemiche. Quello che sta succedendo in Germania, circa 1300 contagi, però fa comprendere quanto sia pericoloso distrarsi. Le autorità tedesche hanno avviato una riflessione su come gestire questo focolaio.
Brasile e India sono nel pieno della pandemia, in questi Paesi la diffusione del contagio è altissima, con un elevato numero di morti determinando una situazione marcatamente più seria di quella europea. Ma questo non deve indurre tutti noi a credere di essere fuori pericolo. Viviamo in un mondo globale“.
Il pericolo viene dall’esterno – “L’Italia è attualmente messa bene a parte alcuni focolai locali che comunque andavano messi in conto perché fanno parte della storia di un’epidemia. Quanto succede fuori deve però costituire un chiaro segnale di allarme. L’attenzione non deve essere alta, di più. Deve mantenersi altissima. Ci vuole poco a riaccendere la miccia del virus. Non dimentichiamo come tutto è cominciato. Noi a fine gennaio ci occupavamo della coppia cinese giunta in Italia e ricoverata allo Spallanzani e in Lombardia il Sars-CoV-2 già circolava.
Non perdiamo di vista la situazione globale. E i focolai, anche quelli che compaiono di tanto in tanto in Italia, devono ricordarci che non siamo usciti dal tunnel. Che il coronavirus è ancora un problema e lo sarà per diversi mesi.
Non vanifichiamo gli sforzi compiuti con comportamenti poco responsabili, tipo la movida, che potrebbero compromettere il lavoro e i sacrifici compiuti e farci ricadere in un incubo appena vissuto. Dobbiamo onorare la memoria di 34 mila vittime, i nostri morti, non vanno dimenticati. La voglia di tornare alla normalità è impellente lo so. Però siamo prudenti fino a quando arriverà il vaccino“.
Una possibile seconda ondata – “È una possibilità ma non sappiamo di quale entità. Se anche arrivasse non credo avrebbe le dimensioni della prima, anzi sarebbe altamente improbabile vivere un’esperienza paragonabile a quella di febbraio-aprile. E questo per diversi motivi: la maggiore capacità di intercettare i positivi, l’organizzazione degli ospedali, le norme di comportamento, la disponibilità di mascherine grazie al lavoro del commissario Arcuri. Più di questo contro un virus respiratorio non si può fare“.
L’importanza del vaccino – “Sì, è l’unica strategia che permetterà di venirne fuori, per sempre. Sono in sviluppo approcci tradizionali che si accostano a piattaforme completamente nuove. Ci sono diversi candidati vaccini avviati verso un’avanzata fase di sperimentazione.
L’Italia è in prima fila anche dal punto di vista della partecipazione ad alcuni dei progetti più promettenti.Non c’è nessun motivo per guardarlo con diffidenza in quanto saranno vaccini passati attraverso controlli ineludibili mirati a provare la loro sicurezza. Piuttosto preoccupano i risultati di un sondaggio secondo il quale il 41% degli italiani non sarebbero convinti di aderire a programmi vaccinali. Dovremo impegnarci tutti – chiude Locatelli – per far comprendere quanto sia utile proteggersi”.