L’Italia da sempre meta di molti turisti per le bellezze storiche e paesaggistiche, conserva con se un’altra grande risorsa che attira particolarmente la curiosità degli stranieri. Suddivisa in 20 regioni, ognuna di essa è caratterizzata da uno o più dialetti, che continuano a sopravvivere al passare del tempo.
Uno studio condotto dalla Sapienza di Roma denota quanto l’Italia sia il paese più eterogeneo d’Europa, grazie alla provenienza delle sue genti.
Anticamente le caratteristiche di comunità locali nascevano e si incrementavano grazie alla morfologia del nostro paese, dotato di barriere e confini naturali che ne delineavano il territorio. Col tempo pur parlando di un’Italia unita, almeno su carta, i dialetti sono sopravvissuti, donando un maggiore interesse.
L’ultima indagine istat riguardante i dialetti, risale al 2006, da qui si evince quanto l’uso del dialetto progressivamente vada svanendo nell’uso comune ma si salvi in quello ‘casalingo’. Pare infatti che sia abitudine comune a molti usare il dialetto quando si chiacchiera tra le mura domestiche o tra amici, magari alternandolo a qualche parola della nostra lingua nazionale.
Secondo le indagini, sono gli uomini, gli anziani e le persone prive di un titolo di studio a parlare maggiormente dialetto, rispetto a chi ne prende in prestito solo qualche parola per colorare il proprio discorso, ma a livello geografico si può affermare che l’uso del dialetto è maggiormente diffuso al Sud Italia e nel Nord Est.
A differenza di quello che si pensava prima riguardo al dialetto, ovvero che fosse un modo di parlare tipico del basso ceto sociale, oggi molte persone nutrono comunque un adeguato interesse per gli idiomi delle proprie terre, tanto da volerne approfondire la conoscenza.
Suddivisi in dialetti di origine romanza, albanese ed indo-arii o idiomi greci, quando si parla di dialetto è bene fare attenzione a quelli che si prendono in considerazione, sarebbe ad esempio più che sbagliato definire tale il Napoletano.
Come molti ben sanno, da un po’ di tempo il Napoletano, artefice di testi di poesie e canzoni d’amore, è una vera e propria lingua, riconosciuta a tutti gli effetti dall’Unesco come un patrimonio da salvaguardare e conservare. L’Unesco ha anche avvertito che il Napoletano è una lingua a rischio estinzione.
Seconda solo alla lingua italiana, nel nostro paese la lingua napoletana dilaga anche in altre regioni come Lombardia, Lazio, Abruzzo, Basilicata, Puglia, Molise, che appunto pur avendo un loro dialetto si destreggiano ad imparare una ‘seconda lingua’ non necessariamente proveniente dall’estero.