Dopo la sconfitta di Bergamo contro l’Atalanta che fa dire addio al quarto posto in campionato (utile per la Champions), il Napoli ora si concentra sulla sfida contro il Barcellona e sulle restanti gare di campionato. In un’intervista esclusiva al ‘Corriere della Sera’, il capitano Lorenzo Insigne parla di questi mesi. Dal famoso ‘ammutinamento’ (con la squadra che si rifiutò di andare in ritiro) al rapporto col nuovo allenatore Gennaro Gattuso.
Secondo alcuni media, a capo dell’ammutinamento c’era proprio Insigne che ora dichiara:
“Abbiamo fatto un recupero importante con Gattuso, ma resta l’amarezza. 15 punti di distacco dall’Atalanta sono troppi. Rifarei la stessa scelta riguardo l’ammutinamento? Evidentemente no, ma adesso è anche inutile pensare a ciò che poteva essere e non è stato. Fu un errore, abbiamo pagato e per fortuna ci siamo ripresi“.
A finire nel mirino è anche il rapporto di odio e amore con la tifoseria. Una tifoseria molto esigente per chi come Insigne è campano, di Frattamaggiore.
“Le aspettative sono sempre alte e al minimo errore paghi. A me non sono mai stati fatti sconti, ma da un paio d’anni ho capito che dovevo migliorare anche fuori dal campo. E va molto meglio”.
Su Ancelotti, Insigne ammette che forse il tecnico sia stato troppo dolce e che la squadra in quel particolare momento aveva bisogno di essere sgridata. Un po’ come fa ora Gattuso:
“Il mister esige tantissimo e ci motiva ogni secondo. Con lui mi sono sentito al centro del progetto, mi ha attribuito responsabilità e fiducia e il rapporto è autentico, spero di ripagarlo”.
Insigne non ha mai nascosto la sua stima per Del Piero, modello a cui si ispira per il suo tiro a giro, e poi svela una chicca su Totti, ora diventato procuratore:
“Mi mandò un messaggio. Mi voleva nella sua agenzia. Gli dissi serenamente che avrei fatto altre scelte. Perché ho rotto con Raiola? Non c’entra il calcio né, come ho sentito dire, perché con lui dovevo andar via da Napoli. È stata una decisione personale”.
Il capitano poi rassicura i tifosi giurando amore eterno alla squadra azzurra, presidente permettendo.
“Giocare nella propria città è il sogno di chiunque. Non ho mai pensato di andare via. Sono tranquillo, ho altri due anni di contratto. Non c’è un problema di questo tipo, se vuole sono qui”.