Ormai sono quasi 7 mesi che sentiamo parlare di coronavirus tutti i giorni. E’ iniziato tutto in Cina con il focolaio di Wuhan, per poi espandersi in tutto il Mondo. In Italia i primi casi certi sono stati riscontrati verso la fine di febbraio, ma gli esperti sono certi che il virus circolasse nel nostro Paese già da dicembre.
Lo abbiamo conosciuto come una polmonite e nei casi più lievi come una forma di influenza, ma a quanto pare, chi riesce a superare il coronavirus ha diversi sintomi prolungati – come il disturbo ai piedi. A riportare la notizia è un articolo uscito su New Scientist, che riposta diversi casi documentati di sintomi, diversi da crisi respiratorie e soprattutto prolungati nel tempo.
“Mi sento come se vivessi un incubo a occhi aperti”, raccontava Zoe Wall. Zoe era una donna sana e in perfetta forma, ma due mesi fa ha manifestato i sintomi del covid-19. Oggi soffre ancora di dolori al petto e si sente “spossata oltre ogni limite”.
I sintomi di Harry invece sono cominciati due mesi fa con un terribile mal di testa e un prurito su tutto il corpo, seguiti dal fiato corto. Oggi ha ancora difficoltà respiratorie, dolore al petto, gonfiore e un braccio intorpidito. Jenn è risultata positiva al covid il 31 marzo e da allora ha perso il senso dell’olfatto e del gusto. Abbi ha difficoltà respiratorie minime, ma soffre ancora di seri disturbi gastrici e ha perso 19 chili in due mesi.
Disturbi dermatologici
Anche in Italia, il professor Recalcati, ha fatto uno studio sui disturbi dermatologici post covid. Recalcati ha riscontrato disturbi dermatologici in circa il 10 per cento dei pazienti che ha esaminato. Alcuni sintomi, come gli arrossamenti sul petto, potevano avere cause diverse dal virus, ma altri erano più specifici.
Diversi pazienti presentavano piccole bolle sul petto o attorno alla bocca, simili a quelle della varicella, fatta eccezione per l’assenza di prurito. Da allora Recalcati e altri colleghi hanno documentato una serie di disturbi dermatologici, tra cui un’irritazione rosso-violacea provocata da piccoli coaguli nei vasi sanguigni e lesioni sulle dita dei piedi simili ai geloni.
Diversamente dagli arrossamenti e dalle bolle riscontrati in precedenza dal dermatologo, che sembravano presentarsi contemporaneamente all’infezione, questi sintomi accessori emergevano diverse settimane dopo il contagio. “Riteniamo che possano nascere da una risposta immunitaria ritardata, mentre gli altri tipi di irritazione potrebbero essere una risposta virologica diretta”, spiega Recalcati.
Perdita di gusto e olfatto
L’epidemiologo Tim Spector – a Londra – si chiedeva se ci fosse un modo per portare avanti da casa le sue ricerche. Insieme all’azienda tecnologica Zoe, Spector ha creato un’applicazione che permetteva alla popolazione di riferire e tracciare tutti i sintomi potenziali da covid-19, in modo da monitorarli nel tempo.
L’applicazione Covid symptom tracker è stata lanciata il 23 marzo, in concomitanza con l’imposizione del blocco nel Regno Unito. Nell’arco di 36 ore è stata scaricata da un milione di utenti. Il 29 marzo erano già 1,5 milioni, di cui 1.702 avevano riferito di essersi sottoposti al test.
“È in quel momento che abbiamo cominciato a notare la mancanza di olfatto come sintomo prevalente, riscontrato nel 60 per cento dei positivi”, racconta Spector. In termini di analisi predittiva si tratta di una percentuale più elevata rispetto alla febbre o alla tosse, che si presentano anche in persone risultate negative.
Alcuni studi condotti in Cina e Italia hanno riscontrato una perdita del gusto e dell’olfatto piuttosto frequente tra i pazienti affetti da coronavirus. Al momento la perdita del gusto e dell’olfatto è considerata un sintomo chiave da molte istituzioni sanitarie, incluso l’Nhs.
Spossatezza estrema
Un altro sintomo ricorrente è l’affaticamento estremo. A metà marzo Paul Garner è stato costretto a smettere di lavorare dopo aver contratto il coronavirus, e da allora ha la sensazione di essere stato colpito in testa con una mazza da cricket.
“Parlare di spossatezza postvirale non aiuta, perché nel mio caso l’affaticamento si è presentato fin dal primo giorno ed è stato accompagnato da disturbi gravissimi”, racconta. “Inoltre in questo modo si sottintende che sappiamo cosa sta succedendo e che il virus è sparito, ma la verità è che non sappiamo niente”. A tre mesi dalla prima manifestazione dei sintomi, Garner può lavorare al massimo per venti minuti prima di avere bisogno di stendersi. Presto tornerà al lavoro per un’ora al giorno.
La spossatezza può essere collegata anche a problematiche vascolari come i coaguli, causati dal sistema immunitario o della penetrazione del virus nelle cellule che ricoprono i vasi sanguigni. I microcoaguli nei polmoni possono ridurre l’afflusso di ossigeno limitando la circolazione del sangue ossigenato. “Pensiamo che possa esistere un circolo vizioso in cui alla polmonite fanno seguito i microcoaguli nei polmoni e di conseguenza una scarsa ossigenazione. Così il ciclo ricomincia”, spiega O’Donnell.