Il governo in questi giorni ha varato il piano delle riforme (Pnr) per il mese di settembre. Come anticipato dal ministro dell’economia, Gualtieri, sono tre i pilastri su cui si basa: “Modernizzazione, transizione ecologica, inclusione sociale e territoriale e parità di genere”. L’Italia si appresta quindi a spendere al meglio le risorse messe in campo dall’Unione Europea.
Peppe Provenzano, ministro del Sud e della Coesione Territoriale, scrive su Facebook dell’attenzione data dal governo verso le problematiche del Mezzogiorno e come si sta cercando di ovviare a un ritardo con il Nord attraverso il Piano Sud 2030:
“Ieri, in Consiglio dei Ministri, abbiamo approvato anche il Piano Nazionale di Riforma. È un documento importante, che abbiamo voluto aggiornare al post-Covid, e il PianoSud2030 occupa un posto di primo piano. Con una grande conferma, ufficiale, di quanto già annunciato: e cioè che la dotazione complessiva del Fondo Sviluppo e Coesione per il prossimo ciclo 2021-27 cresce fino allo 0,6% del PIL annuo, in totale si tratta di oltre 73,5 miliardi per l’intero periodo. Poi arriveranno le risorse dall’Europa di Next Generation Eu e il nostro Green Deal, per tutti gli investimenti pubblici si applicherà il 34%. Ma le risorse aggiuntive europee e nazionali della coesione devono essere davvero aggiuntive. È un impegno che prendiamo, per noi e per i governi che verranno. Se qualcuno non vorrà mantenerlo, dovrà spiegare perché. Sviluppo e riequilibrio devono andare insieme”.
Ma cosa prevede il Piano per il Sud? ‘Il Mattino’ pubblica un estratto del testo. Nel prossimo triennio 2020-2022 il documento del governo prevede l’aumento degli investimenti pubblici nel Mezzogiorno senza pesare con ulteriori oneri sulla finanza pubblica. Importante era mantenere la clausola del 34% (investimenti pubblici che obbligatoriamente vanno al Sud per una quota del 34%) e il governo per ora ha mantenuto la promessa.
Ma sono cinque le priorità presenti nel Piano Sud che vanno dall’istruzione al capitale umano, dalle nuove infrastrutture materiali e digitali alla svolta ecologica, dallo sviluppo dell’innovazione al rafforzamento delle Zes. Senza contare che aumentano i fondi per le aree interne (dai 200 milioni già previsti e inseriti nella legge di Bilancio si sommeranno altri 90 per interventi di sostegno alle attività economiche, artigianali e commerciali).