Da quando è scoppiata l’emergenza coronavirus in Italia, le sue parole sono sempre andate controcorrente. Spesso ha anticipato quello che poi sarebbe successo e ora Giulio Tarro prova a dire la sua su un’eventuale seconda ondata il prossimo autunno.
Intervistato dal quotidiano ‘Libero’, il virologo napoletano ha spiegato che curare il covid-19 è possibile:
“Il virus si può combattere, anche nei casi più gravi, con i diversi antivirali utilizzati ad oggi, c’è addirittura un antimalarico che va per la maggiore. Per i casi più clinici la risposta più efficace si trova negli anticorpi: gli anticorpi dei guariti per quelli che sono malati in fase critica, prima di passare al ventilatore”.
La cura con il plasma per Tarro è infatti fondamentale. A differenza del vaccino che ancora deve essere scoperto e si deve adattare alle mutazioni del virus, questa non è una cura sperimentale ma conosciuta da anni. Basta prelevare gli anticorpi dei guariti e immetterli nel corpo dei malati di covid, una pratica che sta dando buoni risultati in tutto il mondo.
Tarro poi risponde alla domanda che tutti negli ultimi giorni si stanno ponendo, il virus sta realmente perdendo virulenza?
“Il Covid19, più che perdere virulenza, si comporta come i virus influenzali che dapprima si espandono con l’epidemia, poi dopo che la popolazione sviluppa gli anticorpi e si immunizza, il virus non può più circolare. Questo vale in linea di principio per tutti i virus naturali. Ritengo che in estate, quasi sicuramente, saremo abbastanza immunizzati. Col caldo tutto dovrebbe tornare alla normalità. Nella stagione successiva, se dovesse ripresentarsi, il virus potrebbe attaccare solo quei pochi che non hanno ancora sviluppato gli anticorpi. Secondo uno studio inglese, più del 60% degli italiani è stato contagiato ed ha sviluppato gli anticorpi. Per il prossimo autunno noi saremo, in larghissima parte, naturalmente immunizzati. A mio avviso, il Covid19 potrebbe sparire completamente come la prima SARS, oppure ricomparire come la Mers, ma in maniera localizzata o cosa più probabile diventare stagionale come l’aviaria. Per questo serve una cura più che un vaccino”.
In molti hanno notato come sia in Pianura Padana che in Cina ci sia un elevato inquinamento. Il virologo risponde alla domanda di una possibile relazione tra l’ambiente circostante e il virus.
“Ci sono sicuramente delle relazioni e a ciò aggiungerei una cosa forse sottovalutata da molti. Il fatto che i focolai di coronavirus italiano siano nella Pianura Padana, principalmente in Lombardia e Veneto, potrebbe dipendere da fattori ecologici, come alcuni tipi di concime industriale. Questi potrebbero aver alterato l’ecosistema vegetale e, quindi, animale nel quale uno dei tanti coronavirus normalmente in circolazione può aver avuto una inaspettata evoluzione”.
Su una seconda ondata:
“Non credo che una seconda ondata ci sarà. O presumibilmente, se ci dovesse essere, troverebbe molta parte della popolazione già immunizzata. Possiamo riaprire tutto, sarebbe sciocco fare diversamente. Io riaprirei i teatri, i cinema, gli stadi, insomma tutto. Il buon senso nell’affrontare la vita rappresenta già un’ottima precauzione contro il virus, o meglio contro i virus e batteri con cui quotidianamente veniamo a contatto. Hanno già riaperto tutti, non capisco perché noi in Italia non lo facciamo”.