“Giustizia per Arianna”. Lo chiedono a gran voce Eugenio e Matilde, genitori della ragazza, che dopo aver lanciato un appello al governatore della Campania Vincenzo De Luca, hanno deciso di iniziare lo sciopero della fame. Tutti uniti, insieme ad Arianna e agli amici di una vita, per protestare davanti al Tribunale di Salerno dov’è in corso il processo.
La loro storia inizia 15 anni fa. La coppia residente a Cava de’ Tirreni, in provincia di Salerno si reca all’Ospedale Cardarelli di Napoli. E’ il 2005 e la piccola Arianna ha appena tre mesi e viene ricoverata per una brionchilite. Nella struttura sanitaria, secondo il legale della famiglia, l’avvocato Mario Cicchetti, fu somministrato oltre il dovuto un farmaco anestetico che provocò un grave danno al sistema nervoso centrale alla neonata. Da quel momento Arianna è diventata la ‘bambina di legno’: tetraplegica, sorda e ipovedente. In un servizio delle Iene, i genitori raccontano quel giorno che ha cambiato le loro vite.
L’azienda, come spiega il legale, è stata condannata in primo grado a risarcire tre milioni di euro ai coniugi Manzo. Una sentenza arrivata in estremo ritardo e dopo otto anni di processo. Ma il Cardarelli, che rigetta le accuse, è ricorso in appello non pagando il risarcimento.
“Dallo scorso mese di novembre l’azienda non ha pagato neanche una piccola somma, a titolo di anticipo, che avremmo potuto anche restituire in caso di verdetto avverso, ma che ci avrebbe consentito di garantire delle cure indispensabili alla sopravvivenza di nostra figlia”.
La coppia infatti vorrebbe realizzare una casa adatta alle esigenze di Arianna ma ha difficoltà economiche. Eugenio non lavora per prestare assistenza quotidiana alla figlia, mentre Matilde è dipendente part-time in una casa di cura per anziani. Ora l’estremo gesto dello sciopero della fame per accendere i riflettori su questa triste storia ancora senza un lieto fine.