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Covid, Massimo Andreoni: “La pandemia è al massimo. Ci aspettano mesi critici, dobbiamo resistere”

Massimo Andreoni, direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali, ha affrontato la questione Coronavirus, rilasciando un’intervista a IlMessaggero.

Stando alle sue parole, il Covid non è un problema risolto, al contrario ci aspettano mesi ancor più difficili di quelli appena trascorsi.

“I ricoveri ci sono, non è vero che abbiamo solo a che fare con asintomatici. Diminuiscono i pazienti nelle terapie intensive perché in media i nuovi positivi sono più giovani.”

“Inoltre, il 50% dei pazienti più gravi, quando guarisce non ritrova subito lo stato di salute che aveva prima di ammalarsi. In sintesi, bisogna essere molto prudenti” – ha spiegato.

“Tra i nuovi positivi c’è sicuramente una maggioranza di asintomatici, ma non tutti sono senza sintomi. L’incremento dei numeri a macchia d’olio in tutta Italia è preoccupante. Anche il numero di ricoverati non è basso. Solo nel Lazio sono 180. Abbiamo imparato a ricoverare i pazienti prima, in modo da evitare che si aggravino.”

“Vedo meno attenzione da parte dei cittadini. E questo non va bene. Indubbiamente i casi sono meno gravi di quelli della prima ondata ma solo perché sono soggetti più giovani. Di questo passo l’epidemia raggiungerà anche i più fragili e sarà un problema.”

“Purtroppo in questa fase estiva, in cui speravamo di avere una tregua, l’imprudenza generalizzata, gli assembramenti e il sovraffollamento non ci stanno aiutando. In più, abbiamo gli effetti dell’arrivo dei casi dall’estero perché nel mondo la pandemia è al massimo – ha continuato.

L’infettivologo, Massimo Andreoni, ha proseguito ricordando i danni permanenti causati dal Covid. Questi ultimi compromettono il tratto respiratorio e provocano l’insorgenza di problemi psicologici e psichiatrici.

Sui trattamenti anti-Coronavirus, ha rivelato: “Il Remdesivir ha una buona efficacia ma non è risolutivo. Bisogna essere onesti: ancora non abbiamo nel mondo una terapia efficace. Ciò che sta succedendo in Italia e nel mondo dimostra che del vaccino c’è bisogno.”

“Bisogna resistere se non vogliamo ricadere nel lockdown. Dobbiamo gestire questo periodo di tempo che ci separa dal vaccino. Abbiamo 5/6 mesi critici di fronte a noi. Dobbiamo resistere” “ – ha concluso.

Giornalista pubblicista, laureata in Comunicazione. Amo scrivere della mia città e dell'eccellenza che la connota da sempre