Ha scosso il mondo delle forze dell’ordine quanto scoperto in una caserma di carabinieri a Piacenza. Una vera e propria associazione a delinquere era stata messa in piedi da sei carabinieri che gestivano anche lo spaccio di droga della zona. Addirittura durante il lockdown, i carabinieri hanno accompagnato gli spacciatori a Milano per rifornirsi. Peculato, abuso d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio, lesioni personali aggravate, arresto illegale, perquisizioni ed ispezioni personali arbitrarie, violenza privata aggravata, tortura, estorsione, truffa ai danni dello Stato, ricettazione, traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, alcune delle ipotesi di reato.
Al momento sono stati resi noti i nomi dei carabinieri ma non la loro città di provenienza. Qualcuno ha deciso di cavalcare l’onda anti-meridionalista per attaccare il sud. Si tratta di Daniele Martinelli, giornalista professionista facente parte nel 2013 del gruppo comunicazione del Movimento 5 stelle alla Camera dei deputati. L’uomo che ha anche un blog ed è originario di Romano di Lombardia (in provincia di Bergamo), ha infatti scritto sul suo profilo Facebook:
“6 carabinieri arrestati a Piacenza accusati di tortura e di aver estorto oltre che favorito lo spaccio di sostanze.
L’elenco di militari dell’Arma che finisce nei guai per maltrattamenti e vessazioni si fa troppo lungo. Urge una riforma radicale del metodo di selezione dei candidati a quello che sembra un rifugio soprattutto per Meridionali in cerca di stipendio fisso, più che una vocazione alla legalità e al patriottismo“.
A chi lo attacca di razzismo e di discriminazione territoriale, Martinelli replica in un commento in cui viene messo in luce ancora di più il suo pensiero antimeridionalista:
“Ecco l’elenco dei 6 carabinieri arrestati a Piacenza: Giuseppe Montella, napoletano, boss dello spaccio e delle botte. Angelo Esposito, napoletano. Giacomo Falanga, napoletano. Daniele Spagnolo, pugliese. Salvatore Cappellano, siciliano. Marco Orlando, siciliano, comandante della caserma di Piacenza ai domiciliari.
6 meridionali su 6. Ora qui nessuno dice che essere meridionale significa essere delinquente, ci mancherebbe.
Va però ribadito che la predisposizione a delinquere e a fare del male, è solitamente propria di chi nasce, cresce e si forma al Sud. Del resto la camorra, la Sacra corona unita, la Ndrangheta o la mafia con i loro metodi di sangue e violenza, non sono propriamente associabili alle mentalità tipiche del Piemonte, della Lombardia o del Veneto. Nessun valtellinese ha mai sciolto un bimbo nell’acido. Il siciliano Spatuzza sì.
Ecco, sono questi i rudi metodi di un Sud arretrato dal quale proviene la stragrande maggioranza di delinquenti che sporcano il prestigio delle istituzioni e di quella maggioranza di gente per bene e onesta che indossa la divisa con onore. Ecco, non è tollerabile che dopo i casi Cucchi, Rasman, Uva, Aldrovandi, Ros-Ganzer, G8 di Genova (2001), Marrazzo (2009), violenze sessuali a Firenze (2017), i 27 militari violenti delle caserme della Lunigiana, ci sia ancora chi dica “ne risponderanno personalmente”. Va riformato il metodo di selezione dei candidati e inaspriti i controlli. Perché non è tollerabile che nessuno delle dirigenze intermedie fino ai vertici dell’Arma, non sappia o non abbia saputo. Non è tollerabile che inchieste così escano grazie a qualcuno che spiffera e che vince l’omertà. Guarda caso anche questa brutta bestia tipica del Sud e che è l’humus di tutte le mafie e di tutte le sopraffazioni”.
Parole incommentabili che vengono smentite dai fatti. Una nuova stazione mobile è ora operativa a Piacenza. A guidarla è il capitano Giancarmine Carusone, 34enne originario di Caserta e che proviene dal comando di una Compagnia in provincia di Messina. Un meridionale. Mentre il comandante generale dell’arma dei carabinieri, Giovanni Nistri, nella sua formazione ha frequentano la Scuola Militare Nunziatella di Napoli nel quadriennio 1970 – 1974. Altra eccellenza del Sud.