Giannola (SVIMEZ): “Recovery Fund occasione per il Sud, quelli del Nord devono capire…”


L’Italia prova a salvare il Paese dal disastro economico in cui è sprofondato attraverso lo strumento del Recovery Fund. Una cifra monstre strappata dal Premier Conte pari a 209 miliardi di euro, di cui 81,4 in forma di trasferimenti diretti e i rimanenti 127 come prestiti. L’Europa in cambio chiede sostanzialmente due cose: progetti seri e strategici per uno sviluppo delle infrastrutture capaci di ammodernare il territorio e di colmare il persistente divario economico Nord-Sud. Il Governo dovrà rimuovere quelle disuguaglianze e consentire a ciascun cittadino italiano di fruire dei medesimi diritti di cittadinanza. Una occasione irripetibile a patto che la maggioranza giallorossa tenga fede al patto europeo e ponga un freno agli impulsi dei maggiori fautori dell’autonomia differenziata che da qualche tempo invocano più risorse adducendo come giustificazione le gravi perdite subite dalle regioni del Nord a causa della pandemia.

Per il Sud l’occasione storica di riavvicinarsi al resto del Paese: «Che sia una opportunità è poco ma sicuro – osserva Adriano Giannola, presidente della SVIMEZ (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno) – è l’unica possibilità che noi abbiamo per avere risorse. Il problema sarà come gestirle. Esistono dei rischi. Auspico che non entrino nel possesso diretto delle Regioni perché non hanno alcuna visione strategica. Difficile mettere d’accordo più territori su questioni preponderanti, ognuno va in una direzione diversa. L’Unione Europea ci chiede progetti importanti, difficile pensare che le regioni riescano nell’intento. Diversamente se i quattrini si concentreranno nelle mani del Governo centrale, potendo usufruire di leve importanti si potrebbe avere una visione d’insieme e decidere sulle priorità del Paese». 

Esiste l’elemento Nord-Sud che si pone al centro del disegno sull’uso dei fondi del Recovery Fund: «Con la pandemia si è avuta l’esplosione delle autonomie dopo oltre due anni a discutere sull’economia rafforzata. Sarebbe un disastro, ma tali pulsioni torneranno fuori. Per questo motivo il Governo deve fare una scelta molto chiara e precisa. E l’Europa può esserci d’aiuto. Loro ci chiedono di utilizzare risorse dedicate a progetti che riducano le disuguaglianze  per una maggiore coesione sociale e oggi vuole dire Nord-Sud. C’è un enorme gap anche nei diritti di cittadinanza. Il Governo deve essere autorevole e fissare delle priorità – sottolinea Giannola – ma va detto che le risorse si devono concentrare dove le disuguaglianze sono maggiormente condizionanti. Quindi livellare il campo da gioco, dove tutti abbiano opportunità simili, convergenti. Le regioni hanno contribuito a creare un sistema di ripartizione di risorse che di fatto ha fortemente penalizzato quelle del Mezzogiorno».

Lo Stato questa volta difficilmente potrà voltare le spalle ai territori meridionali come accade da almeno 20 anni a questa parte e possiede le carte giuste per agganciare il Sud e rimetterlo in scia. I soldi elargiti sono vincolati e dovranno porre un serio rimedio all’emorragia economica del Mezzogiorno e al suo progressivo e inesorabile svuotamento per mancanza di servizi ed opportunità. Secondo gli ultimi studi della SVIMEZ se è vero che il PIL delle regioni settentrionali è calato di più rispetto a quello già più basso del meridione, si stima che l’impatto più preoccupante dei livelli occupazionali lo subiranno le terre del Sud ed anche la ripresa del 2021 sarà dimezzata rispetto al resto dello Stivale.

Si stima che le imprese del Sud abbiano una possibilità quattro volte superiore di fallire rispetto a quelle presenti nelle altre regioni. Ma la ricetta c’è: «Attrezzare i porti, la Bari-Napoli da farsi, Taranto, Augusta sono tante miniere d’oro che non stiamo sfruttando. Se questi soldi servono per mettere in moto queste miniere, si può allora mettere in funzione e dimostrare che il motore del Sud è attivo e non un freno, non una palla al piede come alcuni sostengono. L’Europa non è per caso che sia arrivata a questa svolta epocale. Si accorge un po’ tardi che il Mediterraneo è il centro del mondo, e che non conta niente perché l’Italia (unico paese mediterraneo) non ha alcuna voce in capitolo, non abbiamo un ruolo di leadership. Per questo si sono convinti a salvare l’Italia. E’ necessario far capire agli amici del Nord – sottolinea il presidente della SVIMEZ – che salvare l’Italia significa salvare il Sud. Il problema in questo momento non è di rivalità ma di ragionare tutti e due razionalmente come salvare il Paese. Il Sud va sempre peggio, ma il Nord va malissimo da 15 anni. La Lombardia era la 19esima regione europea, oggi è 40esima. Si stanno impoverendo. Per questo spingono per l’autonomia. Credono di poter raccogliere più risorse e salvarsi. Ma non hanno capito che estraendo risorse dal Sud hanno ammazzato l’unico grande mercato interno che avevano. Questo sarebbe un ragionamento da fare insieme».

 


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