Ad oggi, a sei mesi dall’esplosione della pandemia, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono 176 i vaccini su cui le università e le aziende farmaceutiche stanno lavorando. Tra i più promettenti, non solo in termini di risultati ma anche in termini di tempi, è quello sperimentato dalla società americana Novavax Inc.
Durante la prima fase dello studio, gli scienziati hanno evidenziato come il vaccino “NVX-CoV2373” produca livelli elevati di anticorpi neutralizzanti e cellule T. Questi fornirebbero all’essere umano una barriera immunitaria tanto forte da garantire protezione dall’infezione.
È chiaro che, nonostante i risultati promettenti, saranno necessari ulteriori riscontri per essere certi di questa ipotesi. A renderlo noto è uno studio del New England Journal of Medicine.
La fase 1-2 del vaccino di Novavax ha previsto il test su 131 individui adulti sani, uomini e donne non gravide. Tutti sono di età compresa tra 18 e 59 anni, con un indice di massa corporea compreso tra 17 e 35. La fase 1 prevedeva la somministrazione intramuscolare di due iniezioni a distanza di 21 giorni.
Dopo la prima sperimentazione random, solo 83 partecipanti sono risultati idonei alla somministrazione del vaccino, mentre altri ad altri 23 sono state somministrate dosi di placebo. Non si sono manifestate serie controindicazioni. Si è osservato in un solo paziente un blando aumento della temperatura corporea, regolarizzata nelle successive ventiquattr’ore. In ogni caso, con l’avvio della Fase 3 e il relativo coinvolgimento di un massiccio numero di persone, si potranno ottenere notizie più chiare.
“Novavax si impegna a produrre i dati di sicurezza, immunogenicità ed efficacia che supporteranno un uso sicuro del vaccino negli Stati Uniti che a livello globale. I dati pubblicati oggi rafforzano ulteriormente la nostra convinzione che ciò sia possibile”. Lo ha dichiarato il dottor Gregory Glenn, a capo del dipartimento di ricerca e sviluppo della società di biotecnologie.
Fonte: CNN