Nella giornata di ieri una ragazza di origini congolesi di trent’anni ha aggredito il Presidente della Lega, Matteo Salvini, in visita a Pontassieve, in provincia di Firenze. Il video, che in meno di ventiquattr’ore ha già fatto il giro del web, ritrae la giovane donna che prende il leader del Carroccio per la camicia, strappandogli il rosario che aveva appeso al collo, mentre gli urlava “io ti maledico”.
I giornalisti dell’AdnKronos hanno provato a contattarla per farle qualche domanda. “Non dirò niente. Sto facendo altro e non voglio parlare”. Nonostante le domande incalzanti sui motivi che l’avessero spinta a fare questo gesto, la donna è rimasta ferma sulle sue posizioni. “Non sono obbligata a parlare con voi, vero? Non me la sento di dire niente”. Solo un “mi dispiace” alla domanda se si fosse pentita, appena prima di riagganciare.
Secondo il Corriere della Sera, la donna, A.F.B, è un’immigrata regolare di trent’anni originaria del Congo. Al momento svolge servizio civile per il Comune di Pontassieve, nello specifico è impegnata nel progetto “La scuola, l’ambiente e la comunicazione istituzionale”. La giovane, laureata e incensurata, è molto ben inserita nella comunità del paesino fiorentino, dov’è molto conosciuta e apprezzata.
Difatti, si occupa spesso di iniziative solidali, partecipando a progetti del comitato “Bianco e Nero” rivolti alle comunità africane. Anche in prima persona, si è occupata di mettere su una scuola di cucito per ragazze madri a Kinshasa. Tra le altre cose, ha anche lavorato come cameriera in una piccola enoteca del centro storico di Pontassieve.
Ad intervenire in sua difesa, il sindaco di Pontassieve Monica Marini: “In passato lei è stata oggetto di pesanti discriminazioni: una persona gli ha sputato addosso ingiuriandola perché di colore, chiamandola scimmia, offendendola pesantemente. Questo può avere influito sul suo stato d’animo di oggi, era visibilmente confusa dopo l’episodio, sembrava non si rendesse conto. Ovviamente questo non la giustifica. Ha sbagliato”.