Omofobia e transfobia, con questi termini si indicano l’avversione e l’intolleranza nei confronti delle persone, gay, lesbiche, bisessuali e transessuali. L’omo-lesbo-bi-transfobia riguarda tutti quei processi discriminatori di esclusione e di stigmatizzazione, basati su pregiudizi e stereotipi, che possono sfociare in violenze fisiche o verbali nei confronti di tutto ciò che non è immediatamente inquadrabile nel modello culturale dominante.
E’ da tempo che si discute una legge contro questi crimini d’odio ma non si arriva mai alla conclusione, devono succedere sempre dei fatti spiacevole per far aprire gli occhi all’opinione pubblica.
La morte di Maria Paola Gaglione, uccisa dal fratello per la sua relazione con Ciro, ha fatto emergere a galla problematiche purtroppo note da tempo nel nostro Paese. Una società misogina, patriarcale, razzista ed omofoba, questo è il quadro dell’Italia degli ultimi tempi.
Le scene sono sempre le stesse, donne uccise e violentate, ragazzi e ragazze gay che vengono picchiati per il loro amore, uomini al potere che credono di avere il comando di tutto e tutti, ragazzi picchiati solo per il colore della loro pelle. Ma da dove deriva questa problematica?
Deriva da una mancanza di istruzione, un vuoto culturale che ci portiamo avanti da troppo tempo. Zone come Caivano, o qualsiasi periferia della grande città, paesini piccoli con mentalità ancora più ristrette, in cui è difficile emergere se non si è avuta la giusta istruzione dalla scuola e dalla famiglia.
Quella di Maria Paola è soltanto una delle tante storie di omo-transfobia che viviamo nel nostro Paese. Violenza fisica e mentale, quella che devono subire ogni giorno le persone in transizione e chi vuole condividere la vita con loro. Sì perché la violenza non deve essere per forza soltanto fisica come in questo caso.
La transfobia si manifesta anche quando, ad esempio, ad una persona in fase di transizione non viene data, a pari merito, la stessa opportunità lavorativa di un’altra persona.
La famiglia di Maria Paola non “accettava” la relazione con Ciro. Il problema è che qui non c’è nulla da accettare, bisogna solo rispettare. Ognuno è libero di amare chi meglio crede, senza dover dare conto ai parenti o agli amici che ti vogliono mettere il bastone tra le ruote. Ognuno è libero di vivere la vita che vuole vivere.
Una morte causata da pregiudizi, meglio una sorella morta che una sorella viva che sta con un trans, è questo quello che è passato nella testa del fratello di Maria Paola.
C’è troppa ignoranza in materia, anche da chi dovrebbe dare notizie e far aprire gli occhi alla gente. Maria Paola è stata definita lesbica, la loro una relazione tra due donne. Non è così. Ciro è a tutti gli effetti un uomo perché così lui si sente.
In conclusione invito chi legge questo articolo ad aprire la mente e ad avere rispetto per il prossimo e se volessero capire di più sull’argomento transfobia a guardare il film “Boys don’t Cry” (1999) di Kimberly Peirce sulla storia vera di Brandon Teena, la storia di un ragazzo transgender che viene stuprato e poi ucciso per la sua natura – film che è valso il premio Oscar per l’attrice protagonista.