La Fondazione Banco di Napoli mantiene la promessa e dopo circa 20 anni decide di agire contro lo Stato e in particolare il Ministero dell’Economia per far luce su quello che sembra essere a tutti gli effetti uno scippo che si è perpetrato ai danni del meridione. Nel lontano 1996 infatti, il Banco di Napoli era l’Istituto di Credito più importante di tutto il Sud Italia ma a fronte di un dissesto (alcune ingenti perdite presunte) lo Stato decise di intervenire con diversi decreti legge.
Con questo atto legislativo però il governo pose fine al Banco di Napoli con l’azzeramento e relativa ricostituzione del capitale della banca che fu spostato altrove, in primis alcune banche del Nord. Oggi i vertici dell’Ente nel corso di una conferenza stampa hanno illustrato le azioni avviate lo scorso 9 settembre per ottenere dallo Stato italiano il giusto riconoscimento. Una somma che si aggira intorno al miliardo di euro.
“Dopo oltre un ventennio di indugi ed attese, la Fondazione Banco di Napoli propone un’iniziativa volta a fare luce tra le ombre che determinarono il crollo del più importante istituto di Credito del Meridione”.
Nel servizio del TgTre Regione Campania andato in onda nell’edizione delle 14 è intervenuta il presidente dalla Fondazione Banco di Napoli, Rosella Paliotto:
“Questa è un’azione dovuta per la quale lo Stato ha preso un impegno attraverso una legge quella 588 del ’96 a indennizzare gli ex azionisti”.
Queste invece le parole dell’avvocato Antonio De Notaristefani di Vasto Girardi:
“Sicuramente questa è una vicenda che ha aspetti politici, perché non riguarda solo una Fondzione ma un’intera economia”.
La Fondazione Banco di Napoli chiede che agli ex soci dell’istituto, privati delle loro partecipazione, il Ministero dell’Economia riconosca il diritto all’indennizzo che è costituzionalmente garantito. Tra questi soci vi è anche il principe Mariano Hugo Windisch Graetz che è stato il primo, con il fratello Manfred, ad avere avviato una causa contro il Ministero dell’Economia e finanze (Mef) in qualità di ex azionista privato del Banco di Napoli. Domani a Roma si terrà l’utenza e la Fondazione Banco di Napoli parteciperà come principale azionista pubblico.
Il buco nel bilancio che il Banco di Napoli presentava nel ’96 poteva essere tranquillamente sanato con il recupero di crediti o la vendita di beni immobiliari. Ma allora il governo decise di intervenire e il Ministero del Tesoro azzerò il valore delle partecipazioni azionarie del Banco. Poi successive indagini dimostrano come quei crediti si potessero recuperare e come quindi anche il bilancio si potesse sanare. Un vero furto ai danni di un’intera economia del Sud Italia con la chiusura dell’Istituto di credito più importane del Meridione che aveva anche sedi in America.