La pandemia di coronavirus è stata una grossa gatta da pelare per tutto il mondo. Oltre al drammatico numero di casi e di morti – rispettivamente 30 milioni di casi e 944mila deceduti – a cambiare nelle nostre vite sono state anche le abitudini e i nostri modi di approcciarci alle persone.
Secondo uno studio legato al progetto “Collaborative Outcomes study on Health and Functioning during Infection Times” (COH-FIT), in Italia dai risultati preliminari legato a questo studio è emerso che la popolazione ha reagito all’emergenza sanitaria di covid con dimostrazioni di stress, solitudine e rabbia. Ma anche con numerosi comportamenti altruistici.
Il progetto coinvolge quasi 200 ricercatori in oltre 40 nazioni, ed è stato approvato e ufficialmente supportato da numerose società scientifiche e associazioni professionali nazionali ed internazionali.
Lo studio è stato coordinato per l’Italia da Marco Solmi, medico e psichiatra del Dipartimento di Neuroscienze dell’Università di Padova. Si tratta di un questionario anonimo tradotto in 30 lingue pensato per bambini adolescenti e adulti.
Attualmente i risultati preliminari legati alla popolazione italiana, con circa 10.000 partecipanti, hanno mostrato che stress, solitudine e rabbia sono aumentati durante la pandemia nella popolazione generale, ma che lo sono anche i comportamenti altruistici.
In particolare, secondo i ricercatori, lo stress ha colpito le donne e gli anziani, mentre sia solitudine sia rabbia hanno condizionato più nello specifico le donne e i giovani. I comportamenti altruistici invece sono aumentati in tutta la popolazione. Oltre la metà della popolazione è rimasta soddisfatta delle scelte governative e la soddisfazione è risultata particolarmente elevata negli anziani.
Tra i risvolti emersi, quello legato all’informazione. “Oltre 4/5 della popolazione ha aumentato il tempo trascorso sui media, ed in particolare donne e giovani”, ha detto Solmi. “Tra le strategie di adattamento più efficaci sono risultate i contatti diretti, dove possibile, l’esercizio fisico e l’utilizzo di Internet.
Ma anche quella di informarsi sulla pandemia legata al coronavirus, le interazioni sociali via media/remoto, lo studiare o imparare qualcosa di nuovo, il lavorare sul posto o da casa, l’utilizzo dei media, il trascorrere del tempo con un animale domestico, oltre all’intimità fisica e all’attività sessuale, quest’ultimo aspetto maggiormente negli uomini“, ha poi concluso l’esperto.