“Sono trascorsi trentacinque anni dal feroce assassinio di Giancarlo Siani, autore di coraggiosi articoli sulle attività criminali dei clan della camorra e sui loro conflitti interni. Siani fu ucciso proprio per il lavoro svolto, per l’onestà e l’intelligenza con cui onorava il diritto alla libera informazione, raccontando i delitti della malavita e le trame di chi ne tirava le fila“.
Lo dice il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio inviato al presidente della fondazione Giancarlo Siani onlus, Gianmario Siani. Oggi, 23 settembre, è il 35esimo anniversario dall’uccisione del giornalista, in un agguato camorristico.
“Le organizzazioni camorristiche – prosegue il Capo dello Stato – non tollerarono che fosse svelato ciò che volevano restasse occulto: dagli affari illeciti alle complicità, alla violenza, che lasciava scie di morte: comprimevano libertà e opportunità in ogni campo della vita economica e sociale“.
Giancarlo Siani nacque a Napoli il 19 Settembre 1959, e ivi morì il 23 Settembre 1985, in Piazza Leonardo al Vomero, vicino casa, con dieci colpi in testa sparatigli perché denunciava la camorra con i suoi articoli di giornale. Dopo aver scritto per “Osservatorio sulla camorra” diventò corrispondente per il quotidiano Il Mattino da Torre Annunziata.
L’articolo che gli valse la condanna a morte lo scrisse il 10 Giugno 1985, quando rivelò i retroscena dell’arresto di Valentino Gionta, il boss di Torre Annunziata che ha fondato il proprio potere sul traffico di droga e con l’alleanza sia con Cosa Nostra di Riina, sia con la Nuova Camorra Organizzata di Cutolo.