L’Italia è alle prese con la seconda ondata di contagi di coronavirus. L’aumento di casi cui stiamo assistendo nelle ultime settimane ne è la prova, anche se il nostro Paese si trova in una situazione nettamente migliore rispetto a quella di buona parte delle altre nazioni europee. Durante l’estate l’attenzione si è allentata un po’ troppo e così abbiamo una regione come la Campania, che in primavera era riuscita ad arginare l’emergenza, che invece rischia di assistere ad un boom dei casi nelle prossime settimane.
Con la stagione estiva ormai alle spalle, tuttavia, era impensabile credere che la curva di contagi potesse non salire nuovamente. A confermarlo è Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova, intervenuta questa mattina nel corso di Agorà su Rai 3.
“Il virus c’è, circola, e abbiamo visto che siamo circondati da Paesi in cui la situazione è anche peggiore rispetto alla nostra. Sarebbe impensabile che non fosse così. Noi abbiamo avuto una circolazione estremamente bassa subito dopo il lockdown, perché abbiamo avuto un lockdown molto pesante. È ovvio che con la ripresa della circolazione delle persone, il virus ha ripreso a circolare. Durante l’estate c’è stato il salto, nel senso che c’è stato un aumento importante dovuto all’estate con le discoteche che sono state aperte, le persone sono state in giro, sono forse state meno attente e quindi ci siamo stabilizzati su un nuovo livello. Adesso si stanno sviluppando prevalentemente in famiglia. Nei luoghi di lavoro tutto sommato siamo ancora molto attenti, usiamo le mascherine, manteniamo le distanze. In famiglia invece, ma è normale, ci si lascia un po’ più andare, per cui i pranzi di famiglia, le cene, le feste, i compleanni sono occasioni in cui effettivamente si creano contagi”.
Sulla diffusione del contagio dovuta alla riapertura delle scuole: “Il problema delle scuole non è solamente la scuola, perché dentro la scuola in questo momento la situazione sembra ben organizzata. Il problema è che la scuola si porta dietro i trasporti, quindi situazioni di affollamento e di assembramento; i ragazzi quando escono da scuola non è che tutti si separano e ognuno se ne va per fatti propri. È tutta la situazione che crea un aumento della circolazione del virus. Abbiamo riaperto le università, che sono posti da cui arrivano ragazzi da tanti luoghi diversi, da diverse regioni, si spostano. Tutta questa situazione ci fa pensare, insieme al fatto che le temperature si sono abbassate, che il numero di contagi potrà aumentare significativamente nelle prossime settimane. Per questo motivo non è il momento di fare nuove aperture, assolutamente, ma è il momento invece di giocare d’anticipo. Dobbiamo non solo non aprire, ma dobbiamo essere molto severi. Dobbiamo sconsigliare alle persone i pranzi delle domenica, le festine di compleanno che sono le situazioni più difficile, e d’altro canto tornare a utilizzare la mascherina all’aperto. Questo è un momento rischioso e dovremmo irrigidire qualche regola”.
Sulla mascherina all’aperto: “La mascherina all’aperto non serve a niente se non c’è assembramento. Il problema è che quando c’è assembramento è necessaria. Se le persone riuscissero a capire la differenza tra situazione di assembramento e situazione in cui vado a fare una passeggiata da sola, non sarebbe necessaria l’imposizione. Però abbiamo dimostrato e si vede continuamente che non è così, che le persone anche in caso di assembramento non usano la mascherina. Allora forse è meglio dire di usare la mascherina tutti e siamo più tranquilli”.