Un altro caso di tampone positivo al Covid-19, ma questa volta la storia è diversa. Si tratta della vicenda di un 39enne di Secondigliano, la quale ha messo in luce una perfetta collaborazione tra il Cardarelli e l’ASL Napoli 1 Centro.
La scoperta del risultato del test e delle conseguenti procedure sono avvenute lunedì mattina. L’uomo, affetto da una forma di talassemia che lo rende dipendente da continue trasfusioni, si era recato in ospedale proprio per riceverne una. Come da procedura, si è sottoposto ai test anti Covid che precedono l’ingresso in ospedale. Il risultato, però, non era quello sperato, facendo così scattare le misure di contenimento atte a impedire un potenziale contagio a catena.
Posto in isolamento fiduciario, l’Unità Operativa Semplice Dipartimentale Malattie Rare del Globulo Rosso del Cardarelli, diretta da Aldo Filosa, non avrebbe potuto effettuare alcuna trasfusione in sicurezza se non si fosse coordinata con l’Unità Operativa Complessa Programmazione Attività Assistenza Primaria, diretta da Pasquale Izzo.
Un lavoro di squadra iniziato con le prove di compatibilità del sangue e proseguita, nella giornata di oggi, con la trasfusione.
Gli uomini dell’ASL Napoli 1 Centro, in contatto con il personale del Cardarelli, hanno prelevato le sacche di sangue, effettuando poi la trasfusione a domicilio. Un intervento reso complesso dalle ingombranti tute di isolamento che il personale ASL ha dovuto indossare vista la positività al Covid del paziente.
«Un ottimo esempio di integrazione ospedale territorio» commentano Giuseppe Longo e Ciro Verdoliva, rispettivamente direttore generale del Cardarelli e dell’ASL Napoli 1 Centro. «Questa vicenda è stata un test importante per le nostre aziende, che hanno dimostrato di saper sfruttare al meglio tecnologie e competenze per garantire una presa in carico globale dei pazienti».
Al paziente ora non rimane che attendere il doppio tampone positivo, consapevole di essere in ottime mani.