A salvarsi dal naufragio collettivo della Lega alle ultime elezioni regionali ci hanno pensato i tre neo consiglieri eletti. Severino Nappi nella circoscrizione napoletana, Giampiero Zinzi a Caserta e Attilio Pierro a Salerno. Mettono insieme il 21% dei voti totali che il Carroccio è riuscito a rastrellare in Campania. Un risultato deludente viste le aspettative e l’impegno personale di Matteo Salvini durante la campagna elettorale nella Bassa Italia. Il progetto della Lega Nazionale subisce un duro colpo che sembra quasi decretarne la ritirata.
La narrazione leghista del Sud non convince i campani e i meridionali (deludente anche il risultato in Puglia, ndr), i suoi propositi si sfondare definitivamente al Sud sono quantomeno rimandati alla prossima tornata. In primavera si torna alle urne e nella nostra regione si giocherà una partita importantissima, quella di eleggere il sindaco di Napoli dopo il doppio mandato di Luigi De Magistris. Ancora tante, forse troppe, le incertezze sia a destra che a sinistra sulle scelte degli uomini da impiegare per consegnare al capoluogo partenopeo un nome credibile da spendere in campagna elettorale.
Severino Nappi, consigliere regionale della Lega Campania, si mostra soddisfatto del risultato personale ottenuto e vede nelle percentuali del partito solo un punto d’inizio su cui costruire il radicamento del Carroccio anche nella regione: «La mia candidatura è stata al servizio del partito ed è nata appena a due mesi dal voto, sono il primo eletto della storia della Lega a Napoli. Ma il tema vero è quello che complessivamente è successo al centrodestra. Il verdetto della cabina elettorale ci dice che non è stato capace di proporre qualcosa di diverso. Lavoriamo e lavoreremo ancora per una proposta politica differente rispetto al passato con un radicamento sul territorio».
I luoghi comuni a cui fa riferimento Severino Nappi sono le rimostranze dei meridionali riguardo ad un passato leghista che strizzava l’occhio solamente al Nord e che al settentrione deve il suo successo, con l’uso di messaggi discriminatori nei confronti dei meridionali. Ma da quando Salvini si è messo in testa di diventare premier, ha compreso che il voto dei terroni è necessario per la sua affermazione. Da qui intraprende il progetto di nazionalizzare il partito, modifica gli slogan, chiede scusa ai meridionali per averli offesi e poi prova a riempire le piazze (ma senza successo, ndr) del Mezzogiorno proponendosi come il nuovo e onesto che avanza. L’uomo, il partito, che salverà i meridionali dalle sabbie mobili della povertà e dell’arretratezza, spazzando via la vecchia politica. Su questo terreno i suoi uomini al Sud parlano di identità e territorio, annunciando concrete azioni a tutela dei meridionali.
E così con Nappi si parla di reddito di cittadinanza e di recovery fund, due temi su cui si dibatte da settimane che fanno da sottofondo alla dialettica a tratti muscolare tra esponenti del Nord e quelli del Sud: «Non esiste uno scontro Nord-Sud. Il tema vero sul reddito è quello di garantire un sostegno a chi ne ha veramente bisogno. Questo non avviene, anzi ci sono tante persone che lo percepiscono e potrebbero farne sicuramente a meno, tra questi esponenti di attività criminali. Ecco, quando parliamo di parassiti del reddito, ci riferiamo a questi. Tali soggetti andavano stanati prima mentre molti che ne avrebbero bisogno sono rimasti tagliati fuori. Sul recovery ci stanno vendendo illusioni. Ogni giorno c’è qualcuno che promette qualcosa, a partire dal premier. Stessa condotta che hanno avuto quando parlavano del Piano Sud. Preoccupa l’inadeguatezza di questo governo che oltre agli slogan non sa andare».