Borrelli: “Ditemi qual è il mio sputtanamento verso Napoli. Io sindaco? Se i napoletani…”
Ott 12, 2020 - Salvatore Russo
Francesco Emilio Borrelli
All’exploit di Vincenzo De Luca si accoda Francesco Emilio Borrelli che ottiene quasi 16.000 preferenze alle recenti elezioni regionali della Campania. Un consenso popolare cresciuto dal 2015 quando riuscì a sedersi tra gli scranni di via Santa Lucia, sede della Regione, con appena 2233 voti. Meglio di lui fanno davvero in pochi. Un risultato straordinario per il frontman della lista Europa Verde – Demos Democrazia Solidale che ottiene un solo seggio nella composizione del nuovo consiglio regionale.
Borrelli si è fatto strada sui social a suon di segnalazioni e dirette. Si è costruito la fama del giustiziere, investito dalla carica virtuale di difensore delle legalità contro i cialtroni del motorino senza casco, dei parcheggiatori abusivi e di tutti quei napoletani e campani dediti all’estorsione e ad azioni di inciviltà. I cialtroni, così li definisce Borrelli sui social e nelle sue incursioni televisive. A loro ha lanciato la sfida di civiltà finendo anche per farsi spaccare un naso. La mala Napoli da una parte e Borrelli con i suoi crescenti sostenitori dall’altra. E’ scontro, a volte estremizzato e spettacolarizzato, che si svolge sul campo delle piaghe sociali ed economiche di una città al collasso economico e priva dei sufficienti servizi che ne accentuano le problematiche e ne cronicizzano le conseguenze. E su questo terreno paludoso che Borrelli si guadagna anche le contestazioni. I suoi detrattori non gli perdonano i suoi persistenti riferimenti all’inciviltà che regnerebbe sovrana a Napoli, alle continue esposizioni mediatiche di situazioni, fatti di cronaca che da fenomeno nazionale diverrebbero sputtanapoli.
Alle ultime elezioni regionali ha raggiunto un ampio consenso popolare ricevendo una investitura importante da parte dei cittadini che le conferisce una enorme responsabilità nei loro confronti. Quali sono i punti su cui si concentrerà la sua azione politica?
«Innanzitutto il numero dei voti è importante ma ancora più importante perché arrivati in modo libero e senza nessun vincolo di clientela o peggio ancora con sistemi di voti di scambio. Ho dimostrato di poter prendere preferenze puntando al voto di opinione. Investitura importante, contentissimo del consenso popolare dei cittadini. Però rimango solo 1 su 51 consiglieri – sottolinea Francesco Emilio Borrelli -, speravo di portarne 2 con la lista e qui ho fallito. Non tanto a Napoli e provincia ma nel resto della regione non abbiamo avuto il consenso che speravamo. Da una parte luci e dall’altra ombre, siamo stati noi a non riuscire a trovare le persone giuste o a comunicare in maniera inadeguata. Sono a lavoro, non ho fatto alcun ringraziamento, perché ci troviamo in piena emergenza covid. La situazione è la seguente: sto lavorando sulla prima legge sugli alberi, cioè finanziare la piantumazione di tanti alberi quanti i cittadini in regione, progetto sulla terra dei fuochi che prevede di destinare i terreni liberati dalle ecoballe e riutilizzati per essere coltivati dai giovani con un nuovo sistema poco conosciuto e moderno».
Viene spesso accusato di fare dello Sputtanapoli. Cosa ci risponde?
«Che mi devono dire quale è lo sputtanamento. La gran parte va contro il mio denunciare la camorra o comportamenti incivili e indegni. Sono mentalità ignoranti che difendendono lo status quo. Sono io che sono stato cacciato da Barbara d’Urso, perché dissi che la moglie di Tony Colombo era la donna della camorra, allora stiamo attenti perché certe volte in nome dello sputtanapoli si difende la criminalità. Mi lascia sempre perplesso questo atteggiamento. Una cosa sono quelli che criticano e ci sta ma spesso non pongono modelli alternativi, migliori del mio. Critica fine a se stessa, peggio chi dileggia, insulta e minaccia. E’ solo cialtronismo e volgarità».
Cosa ne pensa della Questione Meridionale che costa ogni anno milioni e milioni di euro sottratti al Sud per essere dirottati al Centro-Nord con una iniqua ripartizione territoriale delle risorse?
«Alcune di queste battaglie le abbiamo iniziate tanti anni fa. Mia nonna era monarchica e sono un discendente diretto di un brigante, Fra Diavolo. Sono stato educato a pane e Francesco Saverio Nitti. Ho un preconcetto negativo verso lo stato centralista. Però faccio un esempio sulla sanità campana, è vero abbiamo minori risorse rispetto agli altri. Però il commissariamento della Campania è opera dei nostri amministratori ladri. La tangenziale di Napoli dove mi sono battuto spesso da solo è amministrata da un napoletano che risiede a Roma. Il tema è dire sempre la verità senza giustificazioni. Bisogna sicuramente avere più risorse ma spenderli bene e scegliere amministratori degni di questo nome. Non rubare e vedere solo nello Stato qualcosa da fottere e alla fine veniamo fottuti noi. Più risorse e classe dirigente migliore. Abbiamo avuto soggetti condannati per camorra e incapaci. Dobbiamo anche noi fare un salto di qualità. Ci vogliono più soldi ma scegliere bene chi li gestisce».
Perché i nostri rappresentanti non si battono per risolvere la Questione Meridionale?
«IL M5S aveva i numeri per risolvere due questioni di vergogna nazionale: assicurazione RC auto, battaglia abbandonata da tutti. Non è corretto che un campano, napoletano, senza sinistri paghi il triplo di un cittadino della stessa età e identica classe di merito di Milano. Abbiamo fatto di tutto e di più. Abbiamo chiesto chi per zero sinistri fosse assegnata la stessa classe di merito per tutti, norma mai approvata. Perchè? Quando vai a Roma i nostri uomini e donne diventano accondiscendenti verso il sistema che prima a parole contestavano. Sul mio pedigree ho la coerenza di una persona per 30 anni è rimasta nello stesso partito, però gli altri sono stati eletti cambiando casacca anche più volte. Rispetto a questo rimango sempre un solo consigliere su 51. E questo mi rende le cose difficili. Porto avanti le battaglie, faccio attività. La gran parte delle persone che hanno vinto prima promett e poi fugge. Ho una linea whatsapp in cui l’80% delle cose che mi chiedono non hanno a che fare con la mia carica istituzionale. Ma per me è un dovere. Gli altri scompaiono e questo è il tema».
Elezioni comunali a Napoli in primavera. Ci fa un bilancio dell’amministrazione De Magistris? Ha mai pensato di candidarsi a sindaco del capoluogo campano?
«Quando finisce una esperienza amministrativa, quel sindaco viene sempre definito il peggiore della storia. Su questo sarà il tempo a giudicare. Eravamo tutti de magistriani e adesso tutti anti. Ha fatto notevoli errori sia nell’amministrazione quotidiana che nella narrazione. Il prossimo sindaco deve essere una persona che si dedica al minimalismo politico, meno tivù e più azioni concrete per la città. Puliamo le caditoie, seguire di notte i camion della spazzatura, aprire e chiudere velocemente i cantieri. Cantieri aperti che non chiudono mai e hanno un costo fisso per la collettività. Ci vuole una Giunta che voglia dare alla città e non prendere. Bisognerà pretendere i servizi ma rispettare i doveri. La città va allo sfascio perché non se ne frega nulla delle regole, salvo poi lamentarsi. Pretendere la disciplina dei cittadini rischiando anche l’impopolarità. Per essere disciplinati i primi a rispettare le regole devono essere gli amministratori. Io sindaco? Gli unici a spingermi ad una cosa del genere sono i cittadini ma immagino che dovranno pensarci molto bene. Rischio di fare la fine del protagonista del film dell’Ora legale. Il mio modus operandi rappresenta ancora una minoranza che, però, si sta organizzando».