A rischio la sopravvivenza del reparto di Terapia del dolore del Cardarelli, causa Covid-19. A lanciare l’allarme è l’ex primario Vincenzo Montrone che, rilasciando un’intervista a Luisa Russo di “Quotidiano Sanità”, ha cercato di far leva sulla problematica. Un tema caro anche al conduttore radiofonico Gianni Simioli.
Più volte, racconta il dott. Montrone, il reparto ha rischiato la chiusura. Stavolta, con l’avvento dell’emergenza Coronavirus, le cose cominciano a complicarsi ancor di più. Eppure, si tratta di un reparto di fondamentale importanza per i malati terminali.
La Terapia del Dolore consente il trattamento di qualsiasi forma di dolore complesso, refrettario, correlato a malattie oncologiche ed altro. Interviene anche per la cura di malesseri cronici e acuti. Non ultime le cure palliative, fondamentali per il benessere psicologico del malato e dei suoi familiari, per garantire un fine vita dignitoso.
Di qui l’appello dell’ex primario: “Vogliamo che quel reparto non chiuda e che gli sia restituita la funzionalità che si era conquistato.”
A lui si unisce il grido di Simioli. Proprio in quel reparto, infatti, i medici hanno “accompagnato” sua sorella Loredana alla morte, come sottolinea lui stesso: “Il reparto di terapia del dolore non può chiudere. Tutti gli altri ammalati, quelli no Covid, non possono morire. Condividete se avete amato e applaudito mia sorella.”
“Scusate se vi parlo del Reparto di Terapia del Dolore del Cardarelli adesso che siete in****ati neri con i Dpcm, le bollette da pagare e il sopravvivere. Ma devo farlo per tutti gli altri ammalati, quelli che non hanno la fortuna di essere malati da virus (ebbene sì, in questo momento è un privilegio essere affetti da Coronavirus).”
“Questo è un luogo meraviglioso che accompagna i malati oncologici verso quel viaggio che si chiama ‘altrove’, ‘aldilà’ o ‘nuova vita’. Lì, dove è concesso a tutti il lusso di morire tra infermieri e personale medico che sanno dirti ‘vai’ con un’umanità che ti fa sentire umano, è andata via anche mia sorella Loredana.”
“Noi eravamo addirittura felici di saperla in quel luogo senza ritorno, tra quelle cure senza traguardo ma che comunque le permettevano di sorridere, fare progetti e sentirsi amata. Questo posto ‘terminale’ sta per essere smantellato. Non è un mondo civile quello che salva i salvabili a discapito di chi è stato meno fortunato di noi.”