Covid, medici di base sotto stress. Il dott. Barra: “150 chiamate al giorno e dobbiamo gestire anche pazienti non covid”
Nov 19, 2020 - Chiara Di Tommaso
I Medici di Medicina Generale (mmg o meglio conosciuti come medici di famiglia o di base), in questa pandemia hanno un ruolo chiave. Sono i tramiti tra i pazienti e le Asl per l’effettuazione dei tamponi di sospetti covid e sono i primi a dover fornire cure e assistenza domiciliare a chi è in isolamento.
Ma purtroppo da soli non riescono a far fronte alle numerose richieste dei propri assistiti. Basti pensare che in Campania sono 92.680 le persone positive al covid e attualmente in isolamento domiciliare. Nel capoluogo Napoli, sono invece oltre 18 mila (18.081 secondo l’ultimo bollettino del Comune). Molti pazienti, anche attraverso i social, denunciano le difficoltà di parlare con i medici di base e di ricevere una visita a casa. Abbiamo chiesto quindi a un medico di famiglia napoletano, Roberto Barra, di spiegarci cosa sta accadendo. Il dott. Barra ora è in pensione da pochi mesi ma conosce bene la situazione dei suoi colleghi e il carico di lavoro che sono costretti a fronteggiare giornalmente:
“E’ vero. Non stiamo andando a visitare i pazienti sintomatici covid e non permettiamo loro l’accesso ai nostri studi. Ma questo è quanto ci hanno ordinato di fare il Ministero della Salute e le Asl. Ci pensate se, dopo una visita ad un paziente sospetto covid, domani voi aveste bisogno di me? Altra cosa molto importante da ricordare è che non ci sono solo i soggetti con il rischio di avere contratto il coronavirus ma oltre i malati oncologici, ci sono quelli cronici: i diabetici, bronchitici, cardiopatici, dislipidemici, artrosici. A qualcuno dovranno pur rivolgersi: al medico di famiglia. Infine c’è un’ultima (ma non meno importante) categoria che attualmente ci stiamo seguendo noi da soli: i soggetti depressi ansiosi che hanno semplicemente paura. E vi assicuro (come dice anche l’OMS.) che sono veramente tanti e solo loro potrebbero intasare qualsiasi ospedale e pronto soccorso se non ci fosse il buon vecchio medico di famiglia che risponde con una battuta o anche a volte solo con un sorriso”.
Purtroppo anche in Campania sono tanti i medici di famiglia che hanno perso la vita a causa del covid. Dottori che hanno contratto il virus proprio per stare vicino ai loro assistiti. Ma i medici di medicina generale sono pochi per la quantità di persone che devono gestire.
“Sono oltre 92 mila persone in isolamento domiciliare, tante da gestire per i medici di medicina generale. Quindi cominciamo a cambiare l’ottica di come guardare la cascata. Sicuramente il ruscelletto delle terapie intensive è molto ben individuabile come anche il fiume dei ricoveri, ma la grande cascata che devono fronteggiare i m.m.g. è ben più enorme. Se a quel numero già grande ci dovessimo aggiungere tutti quelli che hanno avuto un contatto con un positivo o semplicemente hanno la febbre o la tosse arriviamo sicuramente su alcuni milioni. Va bene, voi dite ma è il vostro lavoro. Vero.
Ma quando sentiamo persone che dicono: “Il medico non risponde al telefono”. Sapete mediamente quante telefonate riceve un m.m.g. al giorno (compresi sms e WhatsApp)? Circa 150. Bisogna dedicarci almeno 5 minuti per ognuna? Sono 12 chiamate in un’ora, quindi in totale circa 12 ore per 150 pazienti al giorno. Quando poi si sente qualcuno che apparentemente è molto ben informato di solito come ‘milena gabanelli’ che dice che i m.m.g. lavorano 5 giorni alla settimana per tre ore ci si può anche irritare. La ‘milena’ non sa che da marzo (ed io non ero ancora in pensione per cui lo dico con cognizione di causa) abbiamo avuto l’OBBLIGO di rispondere a telefono dalle 8 alle 20 anche nei festi e prefestivi. C’è qualche medico che non lo fa Probabilmente sì, ma la cara ‘milena’ sa benissimo che le mele marce si trovano in qualunque cesto”.
Il medico di famiglia è fondamentale anche perché è l’unico che può decongestionare i Pronto Soccorso gestendo le cure dei pazienti a casa.
“Il medico di famiglia è l’unico che può contenere gli afflussi al pronto soccorso. Ma contenere non è evitare sia perché ci sono casi improvvisi sia perché alcune informazioni allarmanti (giusto che siano date ma il come è spesso opinabile) inducono alla paura e a essere colpiti sono specialmente i più fragili”.
Il Dott. Barra ammette che ci sono comunque dei problemi alla base e dei ritardi oggettivi dovuti alla mancanza di informazioni chiare e un piano anti-covid che doveva essere fatto in estate.
“Tralascio il come per quasi un anno non abbiamo avuto delle indicazioni chiare su come operare ma abbiamo ricevuto solo dei continui rimpalli con le varie strutture territoriali. Tralascio anche come abbiamo dovuto aspettare che il nostro sindacato più rappresentativo ci fornisse, grazie ad aziende farmaceutiche (i grandi mostri che vogliono vaccinare solo per lucrare, cosa che fanno certo ma è il loro mestiere) mascherine e quant’altro. Abbiamo avuto dalla Asl in tutto poche decine di mascherine a tutt’oggi. Ora ritorno a parlare di come sta lavorando il m.m.g. da marzo. 12 ore di telefonate, tre ore (come dice la ‘milena’) di studio. Qualche visita allo studio e fuori (perché quelli non sospetti covid li andiamo ancora a visitare) siamo arrivati a circa 18 ore. Sei ore di sonno, se non vuoi né pranzare né cenare e si torna al lavoro. Ora con tutta la stima (sincera) per anestesisti e ospedalieri non credo che lavoriamo di meno”.
L’idea del Dott. Barra per sopperire a questi problemi è quella di creare una Onlus con dottori che si occuperanno dei pazienti del Vomero, quartiere di Napoli. ‘Salute in Collina’ è il nome scelto per questa iniziativa che per ora ha un gruppo su Facebook:
“Questo gruppo, che successivamente avrà alle spalle una Onlus con lo stesso nome, si propone di aiutare chi è meno forte degli altri ed individua nei suoi primi interlocutori gli anziani e i soggetti affetti da plurime patologie. Questo non significa che non si rivolga anche a chi sta bene o ha solo 40/50 anni. Infatti tutti possiamo (se vogliamo ovviamente) dare il proprio contributo. Ma sia ben chiaro aiutare non significa solo operare come tecnico (medico, infermiere, posturologo ecc.ecc.), aiutare significa anche avere delle idee e proporre delle iniziative che di volta in volta saranno prese in considerazione.
La Onlus non è ancora registrata ma siamo in dirittura d’arrivo. Io ho alcune idee sui primi interventi da fare: cercare di supportare gli anziani che oggi si trovano in grande difficoltà per richiedere farmaci e visite specialistiche, creare dei gruppi di auto aiuto (tipo alcolisti anonimi) per affrontare questo stress post traumatico che ci sta causando il Covid, fare insieme a specialisti amici visite a prezzi stracciati per cardiologia/odontoiatria/otorino/Osteopatia/urologia ed altro. Inoltre creare uno sportello dove scaricare la tensione per qualsiasi paura, altre dedicate ad aiutare chi subisce violenze di qualsiasi natura (femmina/maschio/gay/bambini/immigrati) e supportarli dal punto di vista psicologico”.