In questi giorni il governo è al lavoro per il nuovo dpcm che riguarderà le festività natalizie. L’orientamento è quello di confermare il coprifuoco anche nei giorni della vigilia di Natale, del 25 dicembre e di Capodanno. Questo metterebbe a rischio la tradizione messa della mezzanotte in cui viene annunciata la nascita di Gesù.
La Cei (conferenza episcopale italiana) però non ci sta e spiega come in Chiesa sia possibile mantenere le distanze. Come riportato dall’Ansa, il monsignor Mario Meini, pro-presidente Cei, introducendo il Consiglio permanente ha dichiarato:
“Le Messe di Natale si svolgeranno nella piena osservanza delle norme. Se le liturgie e gli incontri comunitari sono soggetti a una cura particolare e alla prudenza, ciò non deve scoraggiarci. In questi mesi è apparso chiaro come sia possibile celebrare in condizioni di sicurezza, nella piena osservanza delle norme. Siamo certi che sarà così anche nella prossima solennità del Natale e continuerà ad essere un bel segno di solidarietà con tutti”.
Più duro è stato l’intervento del vescovo di Reggio Emilia, Guastalla, ospite della trasmissione di Nicola Porro ‘Quarta Repubblica’:
“Vorrei dire due cose. La prima: è chiaro che non sappiamo a che ora Gesù sia nato e non sappiamo esattamente neanche in che giorno Gesù sia nato. Quindi non ha senso dire: facciamo nascere Gesù due ore prima, tre ore prima, quattro ore prima. Questo è chiaramente un discorso con altri significati. Seconda cosa: molte persone sono legate, giustamente secondo me, alla Messa di natale. Nella tradizione cristiana fin da lungo tempo si è creduto che nel momento di maggior buio, che poi è il solstizio d’inverno, intorno al 21/25 dicembre, spunta la luce. E quale luce spunta? Quella di Cristo, che nasce. L’uomo vive anche di significati e di tradizioni, nel legame con delle memorie che hanno costituito la sua vita. Io non trovo scandaloso che la Messa possa essere spostata alle 20 invece che alle 24, a parte che non capisco bene perché il virus circoli di meno alle 20 invece che alle 24″.
Poi prosegue:
“Come cittadino sono attentissimo a ciò che lo Stato mi chiede e voglio assolutamente salvaguardare la salute mia e dei miei fratelli. Nello stesso tempo, però, non voglio uno Stato che entri a regolamentare quello che la Chiesa deve decidere. Quindi ci deve essere su questo punto una forte attenzione sui significati simbolici, culturali e di fede di ciò che la Chiesa vive”.
L’ipotesi al momento più accredita in Europa è quella di svolgere la messa in modo virtuale consentendo alle persone di seguirla online.