Coronavirus, il 73% degli italiani vive nell’ansia ma non tutti concordano con le restrizioni
Dic 04, 2020 - Stefano Colasurdo
Il Coronavirus ha cambiato lo stile di vita di tutto il mondo, creando anche una divisione tra coloro che sono disposti a rinunciare alla propria libertà ed altri che non sono disposti a farlo. Questo aspetto viene sottolineato dal rapporto Censis.
A tal proposito, il rapporto stilato e pubblicato proprio in data odierna dall’Istituto di Ricerca socio-economico Censis sul Coronavirus, segnala alcuni dati molto interessanti. Il primo di questi è l’ansia e la paura per ciò che sta accadendo in questo fatidico anno. Il 73,4% degli italiani nutre infatti sentimenti di angoscia.
Solo il 57,8% sono invece i cittadini disposti a rinunciare alla propria libertà in nome della tutela pubblica. D’altro canto, il 42,8% degli italiani non è disposto a rinunciarvi. Questo non è un dato banale, in quanto. se da una parte è vero che bisogna pensare alla sicurezza di tutti, dall’altro è pure vero che ci sono tante persone che devono pensare a loro stesse per andare avanti.
In molti infatti hanno perso il lavoro, o hanno visto fallire un’attività, proprio per gli effetti della crisi pandemica. Altro dato interessante proviene invece dai giovani. Circa la metà (precisamente il 49,3% di loro) ha dichiarato che i ragazzi vengano curati prima degli anziani. Le speranze di vita sono ovviamente differenti. Su questo l’Italia è praticamente spaccata in due.
Il rapporto Censis
“Il 73,4% degli italiani indica nella paura dell’ignoto e nell’ansia conseguente il sentimento prevalente. Che porta alla dicotomia ultimativa: «meglio sudditi che morti». Il 57,8% degli italiani è disposto a rinunciare alle libertà personali in nome della tutela della salute collettiva. Il 38,5% è pronto a rinunciare ai propri diritti civili per un maggiore benessere economico. Il 77,1% chiede pene severe per chi non indossa le mascherine di protezione delle vie respiratorie, non rispetta il distanziamento sociale o i divieti di assembramento.
Il 76,9% è convinto che chi ha sbagliato nell’emergenza, che siano politici, dirigenti della sanità o altri, deve pagare per gli errori commessi. Il 56,6% chiede addirittura il carcere per i contagiati che non rispettano rigorosamente le regole della quarantena. Il 31,2% non vuole che vengano curati (o vuole che vengano curati solo dopo, in coda agli altri) coloro che, a causa dei loro comportamenti irresponsabili, si sono ammalati. E per il 49,3% dei giovani è giusto che gli anziani vengano assistiti solo dopo di loro.
Le festività
“Capodanno moscio. Sì al giro di vite per le festività: in vista del Natale e del Capodanno, il 79,8% degli italiani chiede di non allentare le restrizioni o di inasprirle. Il 54,6% spenderà di meno per i regali da mettere sotto l’albero, il 59,6% taglierà le spese per il cenone dell’ultimo dell’anno. Per il 61,6% la festa di Capodanno sarà triste e rassegnata. Non andrà tutto bene: il 44,8% degli italiani è convinto che usciremo peggiori dalla pandemia (solo il 20,5% crede che questa esperienza ci renderà migliori)”.
Lavoro
“Rispetto all’anno scorso, nel terzo trimestre sono già 457.000 i posti di lavoro persi da giovani e donne, il 76% del totale dell’occupazione andata in fumo (605.000 posti di lavoro). E sono 654.000 i lavoratori indipendenti o con contratto a tempo determinato senza più un impiego. Nel secondo trimestre dell’anno i giovani di 15-34 anni risultavano particolarmente colpiti in alcuni settori: alberghi e ristorazione (sono più della metà dei 246.000 occupati in meno nel settore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente), industria in senso stretto (-80.000), attività immobiliari, professionali e servizi alle imprese (-80.000), commercio (-56.000).”