Il Ministro della Salute Roberto Speranza ieri sera ha firmato l’ordinanza che colloca la Campania in zona arancione con misure in vigore a partire da domani. La Regione quindi ha fatto registrare un lieve miglioramento dei 21 parametri che hanno consentito il passaggio nella fascia sottostante di colore. Il Direttore Scientifico e Responsabile dello Sportello Salute ANCI Campania, Antonio Salvatore, ha spiegato in un video perché la Campania resterà arancione per almeno una settimana.
Le ragioni si trovano nei criteri scelti dalla cabina di regia che hanno mostrato un miglioramento generale del quadro a comunicare da una significativa dell’indice Rt che in Campania è sceso di altri 0,20 arrivando a 0.74, con una incidenza di 601 nuovi casi positivi su 100 mila abitanti.
Come spiega Antonio Salvatore dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani:
“Due indicatori che hanno consentito ai tecnici ministeriali di ritenere “bassa”, sia la probabilità di diffusione virale che l’impatto sui servizi sanitari, al punto da azzerarne gli allert di resilienza. Da almeno tre settimane, infatti, il rischio non è più alto come in passato e, come più volte evidenziato, la crescita dei positivi è in correlazione diretta con il maggior numero di casi testati con tamponi molecolari “chirurgicamente” eseguiti. Inoltre, i tassi d’occupazione dei posti letto in aree mediche e in terapia intensiva sono rientrati entro i valori d’allerta. Tutto ciò ha comportato una classificazione complessiva del rischio “bassa”.
“In Lombardia si registrano 55.284 decessi, triste primato nazionale con il 39,9% del totale. La Campania si colloca all’8° posto con il 3,9% per un totale di 2.158 decessi. L’età media dei pazienti deceduti e positivi al virus è 80 anni e le donne sono il 42,3%. Il Report evidenzia che il decesso è avvenuto in media a 12 giorni dall’insorgenza dei sintomi di cui: 5 gg. dall’insorgenza dei sintomi al ricovero in ospedale + 7 gg. dal ricovero al decesso. Inoltre, al 2 dicembre 2020, i decessi di età inferiore a 50 anni sono 657 (l’1,2% del totale), di cui 163 avevano meno di 40 anni. In ogni caso, solo il 3% del totale dei decessi non era affetto da altre patologie“.