Un nuovo studio, condotto dall’Università di Milano e pubblicato sulla rivista ‘Emerging Infectious Diseases’, conferma che il Coronavirus è apparso in Italia già nel 2019. Stavolta i ricercatori hanno dimostrato la presenza di Rna di Sars-CoV-2 in un tampone oro-faringeo di un bambino risalente allo scorso dicembre.
Il piccolo paziente, di soli 4 anni e residente a Milano, il 21 novembre ha accusato tosse e rinite. Circa una settimana dopo è stato portato al pronto soccorso con vomito e problemi respiratori. Il 1 dicembre ha sviluppato un’eruzione cutanea simile al morbillo. Il 5 dicembre, a 14 giorni dalla comparsa dei primi sintomi, si è sottoposto al tampone per la diagnosi clinica di sospetto morbillo e ne è risultato negativo.
Del resto i sintomi della malattia da Coronavirus possono rivelarsi anche tramite una sindrome infiammatoria, come quella di Kawasaki, e manifestazioni cutanee spesso comuni ad altre infezioni virali come il morbillo.
L’idea è nata da una constatazione: a Milano, in quel periodo, molti sono stati i casi sospetti di morbillo, poi risultati negativi. Dunque, gli esperti hanno deciso di tornare nuovamente alla disamina di quei casi. Hanno, così, analizzato i tamponi orofaringei somministrati dal settembre 2019 al febbraio 2020.
Le procedure sono state condotte in un laboratorio di ricerca universitario, accreditato secondo gli standard dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Quest’ultimo dedicato esclusivamente alla sorveglianza di morbillo e rosolia, quindi designato come esente da SARS-CoV-2.
Dei tamponi esaminati soltanto uno è risultato legato positivo al Covid-19. Ciò conferma il fatto che il Coronavirus sarebbe circolato in Italia già nel 2019, dunque molto prima dell’annuncio del paziente 0 di Codogno. Uno studio precedente aveva fatto risalire l’avvento del virus nella nostra nazione al settembre del 2019.