Continua il dibattito interno sulle possibili chiusure più rigide – stile Germania – da attuare nei giorni da Natale a alla Befana per contenere i contagi da Covid.
A differenza della Germania però, in Italia, la curva epidemiologica sta scendendo ed è proprio questa la discussione che è nata ieri durante la prima riunione. Gli esperti del comitato tecnico scientifico, nel corso dell’incontro, avrebbero espresso forte preoccupazione su un possibile allentamento delle misure che potrebbe pregiudicare una nuova evoluzione negativa della curva.
I risultati di comportamenti sbagliati, ha sottolineato il Cts, arriverebbero proprio a gennaio e in particolare a partire dal 7 gennaio quando invece il paese dovrebbe ripartire e milioni di persone si rimetteranno in moto tra la scuola e il lavoro.
Dello stesso parere anche il Ministro della Salute Speranza: “La mia opinione è chiara: le nuove misure ci possono aiutare soprattutto nelle settimane delle vacanze di Natale ad evitare una terza ondata. La battaglia non è assolutamente vinta e ci vuole ancora tantissima cautela. Ci vuol poco a tornare indietro e a vanificare gli sforzi fatti nelle ultime settimane“.
È per questo che al vaglio degli esperti ci sono diverse ipotesi sul piatto. C’è il “fronte di ferro” guidato dal Ministro Speranza che vorrebbe regole rigide in tutta la Nazione (divieto di uscire di casa) ma probabilmente si andrà per una via di mezzo. Ecco le ipotesi a dettaglio.
Decretare l’Italia in zona rossa nei festivi e prefestivi, dunque 24-25-26 dicembre, 31 dicembre e primo gennaio, 5 e 6 gennaio, oppure c’è l’ipotesi di ulteriori giorni di chiusura: 19-20 e 24-27 dicembre, 31 dicembre-3 gennaio, 5-6 gennaio.
Questo per impedire le resse nelle strade dello shopping e nei negozi nell’ultimo week-end di acquisti di Natale, oltre a riuscire a sventare il rischio dei pranzi e delle tombolate tra gruppi familiari non conviventi e il rischio di nuovi contagi e ulteriori chiusure a gennaio.