Covid – Galli e Bassetti scettici sulla zona rossa. In questi giorni il Governo e il Cts si stanno riunendo per attuare un piano di restrizioni più rigido nel periodo natalizio per evitare assembramenti per le strade – come quelli avvenuti da nord a sud lo scorso weekend. Al vaglio degli esperti c’è l’ipotesi di dichiarare zona rossa tutto il Paese in determinati giorni prestabiliti, otto in totale splamati tra i giorni Natale e quelli di Capodanno.
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Riamane però cauto Massimiliano Galli, primario dell’ospedale Sacco di Milano e docente all’università Statale del capoluogo lombardo, secondo il quale la zona rossa e le misure anti covid potrebbero non bastare. Lo dice in un’intervista all’AdnKronos, sottolineando che il suo timore principale è legato ai contagi che possono essere stati creati in questi giorni di allentamento delle misure.
“Più restrizioni si mettono in atto, più si limita la possibilità di contagio e il rischio che l’epidemia di Sars-CoV-2 si diffonda. Siamo a un punto tale per cui finalmente almeno è stata data un’indicazione precisa” di quello che succederà sotto le feste. “Speriamo venga applicata e che la cosa ci tenga fuori dai guai“, auspica Galli.
Anche il collega, Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e componente dell’Unità di crisi Covid-19 della Liguria, è scettico riguardo un riscontro positivo delle misure in zona rossa.
“Da quello che sto vedendo in queste ora manca la coerenza a livello decisionale – avverte Bassetti – I provvedimenti con i vari colori nelle regioni (rosse, arancioni e gialle) avevano un razionale scientifico basato sui 21 indicatori. E nel Dpcm si parlava di interventi a livello locale.
Il non volere prendere provvedimenti che vadano contro alcune categorie è sbagliato – rimarca l’infettivologo – è inutile chiedere di fare una enorme zona rossa del Paese dove ci sono tante aree che hanno Rt a 0.7 o 0.6 e poi non intervenire con provvedimenti ancora più drastici dove l’Rt è più alto o dove gli ospedali stanno scoppiando.
In alcune aree le cose vanno male – ribadisce – e i provvedimenti andavano presi settimane fa. C’è poca coerenza, non per colpa del Governo ma di alcuni governatori, non si può scaricare sul governo la capacità di fare o meno le zone rosse. Le Regioni – conclude – dovrebbero intervenire con i sindaci e individuare a livello locale le zone dove è necessario chiudere“.