La proroga della zona arancione, non ha ricevuto l’appoggio di alcune cariche istituzionali: dopo i sindaci di Capri, anche Carmine De Angelis, primo cittadino del comune di San Domenico Chiusano (in provincia di Avellino) ha deciso di emanare una contro-ordinanza, ponendosi contro il Presidente Vincenzo De Luca.
Queste le sue parole: “Illegittima l’ordinanza di De Luca inerente il divieto restrittivo con efficacia già da oggi. La disciplina introdotta dai D.L. n. 6/2020 e n. 19/2020 e successive modifiche dispongono le procedura di emanazione delle ordinanze contingibili e urgenti e l’ambito di relazione tra DPCM e ordinanze regionali. “
Il sindaco De Angelis prosegue motivando le ragioni della sua forte affermazione: “Per evitare il rischio che i DPCM fossero travolti, senza coordinamento e controllo, dalle ordinanze contingibili e urgenti delle Regioni e dei Comuni, così da generare un deleterio clima di incertezza, l’art. 3, co. 2, ha cercato di circoscriverne il perimetro di utilizzabilità.”
“Ciò stabilendo che le misure emergenziali potessero essere adottate, oltre che con DPCM, anche tramite le ordinanze sopra citate, ma a due condizioni cumulative: solamente ‘nelle more dell’adozione dei decreti del Presidente del Consiglio dei ministri’ o nei soli casi di necessità e urgenza.”
“Per quanto concerne le ordinanze regionali, l’art. 2, co. 2, d.l. 19/2020, ha previsto che, nelle more dell’adozione dei DPCM e con efficacia limitata fino a tale momento, la competenza ad adottare atti, in casi di estrema necessità e urgenza per situazioni sopravvenute, è del Ministro della salute (ai sensi dell’art. 32, l. 833/1978), e non più del Presidente della Regione e del sindaco.”
Elenca, poi, quelle che sono le facoltà del Presidente di Regione in tali situazioni: “Dare un parere sugli schemi di DPCM, se lo stesso è di interesse della propria Regione, e proporre l’adozione di un DPCM.”
“Oppure introdurre misure ulteriormente restrittive esclusivamente nell’ambito delle attività di loro competenza e senza incisione delle attività produttive e di quelle di rilevanza strategica per l’economia nazionale, in relazione a specifiche situazioni sopravvenute di aggravamento del rischio sanitario verificatesi nel loro territorio o in una parte di esso, ma solo nelle more dell’adozione del DPCM e con efficacia limitata fino a tale momento.”
Dunque: “Un DPCM è un atto amministrativo che può essere ristretto da un’ordinanza regionale solo se una fonte superiore lo consente (decreto legge, legge etc). L’Abc del diritto ci dice che le Antinomie tra fonti equiordinate possono risolversi solo con criteri fisiologici non patologici.”
“Ma come si vuole restringere una libertà personale con una ordinanza se l’atto che disciplina la materia non è’ un atto amministrativo ma un Decreto legge? Può un atto amministrativo restringere l’ambito disciplinato di recente da una fonte superiore? Ormai viviamo in uno Stato di diritto alla rovescia!” – conclude.
Alla luce di quanto spiegato, il sindaco Carmine De Angelis ha deciso di emanare una nuova ordinanza rendendo possibile la riapertura di bar, ristoranti e affini. Ha commentato la comunicazione della nuova norma dicendo: “A tutto c’è un limite ma rendersi partecipe di scemenze normative No! Lo devo alla mia professione e allo Stato di diritto.”