I docenti del Liceo Alberti di Napoli hanno scritto al Premier Conte per opporsi alla riapertura delle superiori. La lettera è stata inoltrata anche al Presidente della Campania, Vincenzo De Luca, e al sindaco di Napoli, Luigi de Magistris.
Dal testo si legge: “Siamo un ampio gruppo di docenti, tutti dell’Alberti di Napoli, un liceo apprezzato e cercato da una platea di studenti sempre più vasta. Anche in ragione di questo prestigio vogliamo che la città conosca il nostro disappunto in merito alla catena di decisioni che, partite dall’Esecutivo e in ultimo confermate da un magistrato del Tar regionale, ci obbligano, accanto ai colleghi degli altri ordini di scuola, a un abrupto rientro in classe in piena pandemia. Questa scelta è fuor di misura per più motivi, innanzitutto pertinenti gli spazi interni ed esterni alle scuole.”
Quanto agli spazi interni: “I presìdi concepiti per la tutela della salute di professori e allievi sono del tutto insufficienti. Dal metro di distanza alle mascherine che gli studenti non sopportano per più di mezz’ora di seguito. Sulle finestre da tenere aperte per il ricambio dell’aria, nulla diciamo per carità di patria. La soluzione si giudica da sé e, più ancora, giudica chi l’ha formulata.”
“L’aula resta dunque IN SÉ un potentissimo vettore di contagio. L’aerosol al Covid vi si accumula e colpisce i ragazzi, che forse si ammalano poco ma spargono il contagio tra amici e, a casa, tra genitori e parenti anziani. E, se permettete, quell’aerosol colpisce anche noi professori e quindi, indirettamente, le nostre stesse famiglie. Mentre scriviamo lo ha appena ribadito in TV e per la volta ennesima, il professor Walter Ricciardi: vox clamantis in deserto.”
Dunque, gli ingressi scaglionati, le uscite sfalsate e i doppi turni lascerebbero irrisolto il punto della salubrità delle aule: “In esse, seguendo anche alla lettera le modeste norme in vigore, si realizza nella pratica un assembramento di quattro o cinque ore. Altro si doveva fare ma nulla è venuto dalle istituzioni competenti.”
Proseguono, poi, elencando una serie di soluzioni che sarebbero state più idonee: dividere le classi, assumere tutti gli abilitati, acquistare sanificatori/purificatori d’aria.
Non da meno i rischi legati agli spazi esterni: “A proposito degli assembramenti in entrata e in uscita di scuola, si è parlato dell’intervento di personale della Protezione Civile. Ma al momento, per ciò che concerne gli ordini scolastici inferiori e le medie, si è trattato dell’ennesima promessa a vuoto.”
“La drammatica situazione del pubblico trasporto, segnatamente a Napoli e nelle sua provincia, non ha conosciuto, allo stato, significative implementazioni né miglioramenti quantitativi o qualitativi apprezzabili. I mezzi restano scarsi, poco performanti, non controllati. Siamo insomma nella stessa situazione del marzo e del settembre 2020.”
“Gli allievi e i professori arriveranno dunque a scuola, a meno di non usare mezzi privati, a bordo di rari carnai, in cui distanze e tutele son destinate a restare flatus vocis. Chiacchiere, cioè. Nelle aule, pronte a riempiersi di aerosol al Covid, accedono così ragazzi e professori già entrati in contatto col virus.”
A ciò si aggiungerebbe il permanere di una mancata socializzazione: “Non si comprende dove e a quale livello si collochi la socializzazione in una didattica in presenza durante la quale non ci si potrà accostare l’uno all’altro. Nelle scuole si respirerà un’aria ospedaliera. In DAD la socializzazione si realizza egualmente in modi e a livelli diversi. Infine la socializzazione, seppur importante, non è lo scopo primario della scuola.”
Concludono con una proposta: “Si vaccinino i ragazzi dai 14 anni in su. Vaccinate noi docenti e si dotino le aule di sanificatori dell’aria. A queste condizioni torneremo in classe di corsa. Perché è quello il nostro posto. In cui però vogliamo lavorare in SICUREZZA.”