I fedeli torneranno, nel corso della messa, a scambiarsi un segno di pace. Questo non avverrà con una stretta di mano, bensì guardandosi negli occhi, in osservanza delle regole anti Covid che impongono massima prudenza per evitare i contagi. Lo ha comunicato la Cei dando conto delle novità illustrate nel corso del Consiglio Permanente del 26 gennaio, annunciando che il nuovo Messale conterrà la nuova espressione “Scambiatevi il dono della pace” al posto di “Scambiatevi un segno di pace”.
“I Vescovi si sono confrontati sul Rito della pace nella Messa – si legge nella relazione – e hanno deciso di “ripristinare”, a partire da Domenica 14 febbraio, un gesto con il quale ci si scambia il dono della pace, guardandosi negli occhi o facendo un inchino del capo“.
“La pandemia – ha ricordato il Consiglio Permanente – ha imposto alcune limitazioni alla prassi celebrativa al fine di assumere le misure precauzionali previste per il contenimento del contagio del virus. Non potendo prevedere i tempi necessari per una ripresa completa di tutti i gesti rituali, i Vescovi hanno deciso di ripristinare, a partire da Domenica 14 febbraio, un gesto con il quale ci si scambia il dono della pace, invocato da Dio durante la celebrazione eucaristica. Non apparendo opportuno nel contesto liturgico sostituire la stretta di mano o l’abbraccio con il toccarsi con i gomiti, in questo tempo può essere sufficiente e più significativo guardarsi negli occhi e augurarsi il dono della pace, accompagnandolo con un semplice inchino del capo. All’invito «Scambiatevi il dono della pace», volgere gli occhi per intercettare quelli del vicino e accennare un inchino, secondo i Vescovi, può esprimere in modo eloquente, sicuro e sensibile, la ricerca del volto dell’altro, per accogliere e scambiare il dono della pace, fondamento di ogni fraternità. Là dove necessario, si potrà ribadire che non è possibile darsi la mano e che il guardarsi e prendere “contatto visivo” con il proprio vicino, augurando: «La pace sia con te», può essere un modo sobrio ed efficace per recuperare un gesto rituale”.