Rilevata una nuova variante Covid-19 sul territorio italiano. Si tratta della variante brasiliana, individuata a Perugia, all’Ospedale Santa Maria della Misericordia, dalla Microbiologa Antonella Mencacci. In un’intervista rilasciata a La Nazione, la professoressa ha spiegato di aver analizzato i primi campioni a seguito di tre elementi preoccupanti. L’aumento di diffusione del contagio sul territorio, le possibili reiezioni e l’anomalia dei cluster avvenuti nei reparti no-Covid del Santa Maria hanno svolto la funzione di campanello dall’allarme.
La scoperta della presenza di tale variante all’interno dell’ospedale è avvenuta per puro caso. Durante la campagna di screening avviata dal ministero, due pazienti di un reparto bianco sono risultati positivi al tampone. Una novità per loro, come afferma la professoressa Mencacci. La collega di Microbiologia Barbara Camilloni ha quindi deciso di inserire anche quei campioni per vederci chiaro. Si credeva, infatti, che dai campioni inviati mancasse il gene S. Solo a Roma, la dottoressa Stefanelli, attraverso il test di sequenziamento, ha dimostrato che si trattava di variante brasiliana.
Una sorta di errore, dunque, che però testimonia la presenza di una seconda variante in Umbria, oltre quella inglese. A seguito dei risultati dei campioni inviati e dei nuovi focolai, richiesti nuovi test di sequenziamento. Il risultato sono 18 casi inglese, 12 di brasiliana e 8 da sequenziare.
Ancora non si conosce l’identità del paziente 0. Quello che è certo è che la variante brasiliana sia arrivata nei reparti ospedalieri attraverso un caso caregiver. La Microbiologa Mencacci ha infatti spiegato che una delle assistenti è diventata positiva al tampone molecolare, ed ha contagiato il suo assistito. In un altro caso, invece, un paziente, negativo all’ingresso, incubava il virus e della dimissione era positivo. Come ha sottolineato la professoressa, le misure di contenimento adottate sin dall’inizio della pandemia non sembrano essere sufficienti. Ciò significherebbe, infatti, che la variante brasiliana sia più trasmissibile, così come quella inglese.
Isolato sul suolo italiano anche una terza variante, quella sud africana. L’Istituto Superiore di Sanità è quindi intervenuto per chiarire quali sono le varianti da temere di più, per contagiosità e gravità dell’infezione. Principale preoccupazione è proprio la trasmissibilità elevata di tali mutazioni, e il possibile rischio di compromissione della campagna di immunizzazione che ne conseguirebbe. Sembrerebbe, infatti, che i vaccini siano efficaci contro la variante inglese, mentre si prospetta una diminuzione dell’efficacia contro la variante brasiliana e sud africana.
Attualmente, solo queste tre varianti sarebbero presenti in Italia e sono attentamente monitorate. In comune tra le citate sarebbe la mutazione della cosiddetta proteina Spike, attraverso la quale il virus si “attaccherebbe” alla cellula.
L’Istituto Superiore di Sanità informa inoltre che le misure di protezione non hanno bisogno di alcuna modifica. Rimane quindi l’obbligo della mascherina, il distanziamento sociale e l’igiene delle mani. Ciò che si richiede, però, è solo una maggiore attenzione e accortezza alle misure appena elencate.