Hanno ricevuto le dosi di vaccino anti-Covid 19 non destinate a loro saltando la fila. Ora, la Procura di Napoli indaga sul gruppo di persone che si infiltrò tra medici e operatori sanitari alla Mostra d’Oltremare. A condurre le indagini il pm Simone De Roxas, magistrato in forza al pool reati contro la pubblica amministrazione, e il procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio. A lavoro anche i Carabinieri, i quali stanno cercando di stabilire se durante le fasi di controllo qualcuno avesse dichiarato il falso o è un caso di negligenza nei controlli stessi. Tra le ipotesi c’è quella di abuso di ufficio. Indagini in corso, quindi, sulla macchina organizzativa della Mostra d’Oltremare, nel caso di favoritismi per soggetti non ammessi alla graduatoria. Intanto, la Procura ha già dei nomi su cui indagare.
È il mese di Gennaio quando le prime dosi del vaccino anti-Covid 19, destinate al personale sanitario, arrivano in Italia. In fila alla Mostra d’Oltremare per ricevere la prima puntura, alcuni sbagliano. Rimangono per ore al gelo e sotto la pioggia in questa stessa fila, non sapendo a cosa andavano incontro, spiega Il Messaggero. Non avevano i requisiti per fare la prima dose – destinata al personale sanitario- ma l’hanno ottenuta ugualmente. E ora, alcuni di loro, hanno ricevuto anche il richiamo, entrando a far parte del gruppo di immunizzati.
Durante i primi giorni c’erano solo alcune decine di infiltrati, poi aumentano, fino ad esser più di cento, costringendo i responsabili Asl a utilizzare nuovi metodi e strategie nelle fasi di controllo. Si passa quindi in poche settimane dalla chiamata a voce, con tanto di megafono, alla piattaforma telematica, acquisendo le generalità e incanalando il flusso di persone da vaccinare. Stessa cosa accade nei giorni scorsi, durante la fase dei richiami. Questa volta, però, si è pensato ad un sistema di verifica ad incastro, lasciando inoltre le proprie generalità. Si attende ora la contromossa della Procura di Napoli.
Il caso della Mostra d’Oltremare non è però da considerare unico nel suo genere. Vicende simili sono infatti avvenute in altri presidi in diverse zone d’Italia. Ciò che da maggior preoccupazione è, invece, che il rischio dell’uso di gocce di siero di risulta per somministrazioni non certificate. Secondo un’ipotesi degli inquirenti, infatti, si parla di centinaia di migliaia di fiale che possono creare riserve salva vita. Numeri che non passano quindi inosservati e che fanno alzare il livello di controllo di conseguenza.