Uno dei settori maggiormente colpiti dalla pandemia è quello delle palestre e piscine. Se i ristoranti e i bar hanno preso una piccola boccata d’ossigeno con le riaperture ad ora di pranzo nella zona gialla, le palestre e le piscine sono invece chiuse da ottobre. Mesi di incasso zero e tasse da pagare tra affitti, spese fisse e rate per l’acquisto di attrezzature. In questi giorni però qualcosa si sta muovendo e il Comitato Tecnico Scientifico è al lavoro per una riapertura, forse a partire dal 6 marzo, quando entrerà in vigore il nuovo dpcm.
Resta però l’incertezza e la preoccupazione del settore. Per questo 26 palestre dell’area vesuviana hanno deciso di fare rete per chiedere una riapertura in sicurezza in tempi brevi. Imma Schettino, titolare con Biagio Nunziata della Fit Village di San Gennaro Vesuviano e portavoce delle 26 palestre, spiega:
“Il governo ancora si deve pronunciare e non c’è una data certa circa le riaperture. Si parla sempre di ipotesi che sono uscite sui giornali ma nessuno di noi sa bene quando e come si riaprirà. C’è preoccupazione e incertezza. Abbiamo deciso di unirci io e altre 25 palestre dell’area vesuviana (da San Gennaro a Ottaviano, passando per Poggiomarino, Somma Vesuviana, Terzigno, Nola) per fare sinergia tutti insieme. Il nostro è un settore molto competitivo ma abbiamo deciso di confrontarci e coalizzarci in questo periodo di covid: insieme per superare le difficoltà dovute alle restrizioni”.
Sono tante le spese sostenute in questi mesi dalle palestre per adeguarsi alle misure anti-contagio.
“Quando abbiamo riaperto a maggio abbiamo avuto delle linee guida che non erano molto comprensibili, ci siamo adeguati e abbiamo speso dei soldi. In carta, gel igienizzanti, santificazioni, plexiglass tutto quello che era richiesto per la sicurezza del cliente. Prima di chiuderci il premier Conte ci disse che tutte le palestre si dovevano adeguare per continuare a essere aperte ma noi già eravamo in regola. Avrebbero dovuto fare dei controlli e da quei controlli è emerso che tutte le palestre si erano adeguate ma ci hanno chiusi lo stesso. Noi siamo chiusi dal 26 ottobre, siamo stati prima chiusi durante il primo lockdown il 9 marzo e riaperti il 25 maggio, poi con il secondo lockdown siamo chiusi dal 26 ottobre. Da allora il vuoto, forse con nuovo dpcm riapriremo il 6 marzo“.
Pochi i ristori ricevuti dal governo:
“I ristori sono bloccati. Le agevolazioni che abbiamo avuto dal governo non sono bastate a coprire le spese. Ci sono palestre che pagano 7 mila euro di fitto e hanno ricevuto 5 mila euro. Gli affittuari non hanno abbassato i prezzi e vogliono essere pagati quindi noi dobbiamo continuare a pagare. Molte palestre non hanno retto, hanno dovuto chiudere. I dipendenti poi sono in cassa integrazione, ma anche in questo caso la cassa integrazione non copre l’intero stipendio e ora è arrivata quella di dicembre. Ci sono due mesi di arretrati quasi, mentre agli operatori sportivi sono stati dati dei bonus di 800 euro che a loro volta ora sono stati bloccati”.
Le Palestre Vesuviane chiedono una riapertura in sicurezza e hanno anche delle proposte:
“Chiediamo una riapertura con criterio, con una serie di proposte che abbiamo anche mandato ai politici perché le palestre sono sicure. Da noi infatti viene effettuata la misurazione della temperatura effettiva e in tempo reale rilevata da un collaboratore (e non come nei negozi e affini da termoscanner senza controllo umano). Abbiamo le prenotazione (tramite app o altri sistemi di prenotazione) degli ingressi per non affollare le strutture, in modo da sapere con certezza tutti gli orari d’accesso di ogni singolo socio/cliente . Abbiamo dichiarazioni giornaliere dei soci/clienti di assenza di sintomatologie , un distanziamento tra gli attrezzi . Controlliamo che le persone rispettino i protocolli e facciamo continue sanificazioni e disinfezioni delle attrezzature e dei locali spogliatoio. Questi i nostri suggerimenti: Prevedere la riapertura urgente delle palestre, comunicando linee guida più dettagliate e specifiche in modo da risollevare il nostro settore e consentire a chi deve allenarsi di farlo in sicurezza. Chiudere tutto non può essere una soluzione accettabile, sia per noi che per i cittadini, che hanno bisogno di riprendere l’attività sportiva. Far rispettare le suddette linee guida effettuando periodici controlli e prevedendo sanzioni per coloro che non si adeguano agli standard dettati”.
Lo Sport inoltre fa bene alla salute:
“Innumerevoli testi scientifici e sanitari concordano sul fatto che lo sport sia una delle componenti essenziali per aumentare le difese immunitarie dell’organismo e prepararlo ad intervenire meglio contro gli agenti patogeni. E il Coronavirus è, appunto, un agente patogeno. L’attività sportiva rappresenta dunque un modo naturale e sano per aiutare il corpo a mantenere uno stato complessivamente rigenerato e salutare. Per questo motivo la pratica dello Sport viene consigliata da medici e psicologi per la cura di tantissime patologie”.