Il centro storico di Napoli è stato iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale UNESCO nel 1995 per come il tessuto urbano testimoni le diverse culture che si sono succedute nella città. Purtroppo, questo immenso patrimonio rischia di scomparire: proprio qualche giorno fa si è parlato della vicenda dei fondi messi a disposizione e mai spesi (ad oggi 15 su 100 milioni di euro) che porterebbero all’esclusione del Centro Storico di Napoli dai siti Unesco. Ci siamo così rivolti ad Antonio Pariante, presidente del comitato di Portosalvo, che da sempre si batte contro il disfacimento ed il degrado dell’enorme patrimonio storico culturale della città, per avere un quadro più preciso della situazione.
“Questo del rischio di esclusione è un problema che è lontano nel tempo e si propone ormai in modo perpetuo– dice – “qualche anno fa siamo stati proprio noi dei comitati a chiedere l’esclusione dal patrimonio dell’Unesco per “indegnità”, perchè ritenevamo, allora come oggi, che ci sia un problema di dignità, poichè da un lato siamo privilegiati ad appartenere a questa lista, ma non facciamo nulla per giustificare il diritto di starci in maniera opportuna, tant’è che chiedemmo una visita speciale dell’Unesco, un’ispezione da Parigi per verificare lo stato dei progetti”, ma a poco servì. “L’Unesco ci porta appresso con grande imbarazzo, ma non veniamo cacciati per un motivo politico, poichè l’Italia è il maggiore rappresentante se si tiene conto della ricchezza del patrimonio culturale ed artistico“.
Mi spiega il Dott. Pariante che in 25 anni sono stati versati ben 500 milioni per i progetti del centro storico di Napoli, ma nessuna delle amministrazioni che si sono susseguite è riuscita a portare a termine alcunchè. Addirittura, parlando dell’ultimo grande progetto, quello dell’amministrazione De Magistris (nonostante all’insediamento di quest’ultimo l’allora direttore generale del patrimonio mondiale Unesco Francesco Bandarin inviò una lettera al primo cittadino raccomandando che i fondi venissero finalmente spesi a dovere) “non è stato ufficialmente rendicontato nulla all’ufficio del dipartimento dello sviluppo e coesione di Bruxelles” e”Volendo entrare nel merito, per capire chi/cosa ha beneficiato di questi interventi, posso dire ad esempio che i cantieri sono stati avviati… ma più che di cantieri parlerei di impalcature“, conviene il presidente del comitato Portosalvo, considerato che al lavoro non si vede nessuno ed i finanziamenti sono ormai scaduti o in scadenza, tant’è vero che si è aperto un contenzioso tra Bruxelles, Roma e Napoli, poichè nessuno garantirà la copertura di queste spese minime, “un problema di cui si dovrà occupare la Regione Campania: tornati i soldi a Bruxelles toccherà alla regione pagare queste spese, dunque al danno si aggiunge la beffa“.
Dei cantieri che sembrano avviati come quello della Chiesa dei Girolamini o di San Pietro a Majella “le dico che nelle ultime passeggiate abbiamo avuto la conferma che le impalcature si sono ormai arrugginite, conferma di un’attività che non esiste, alla fine eccetto le spese per l’affitto di queste, i veri lavori non sono mai stati avviati, come nel caso della Chiesa di San Lorenzo, dove le impalcature sono presenti ormai da 5 anni“, una situazione avvilente, poichè abbiamo un patrimonio smisurato che non riusciamo a sfruttare, tant’è che dal primo progetto sotto Bassolino che prevedeva più di 100 interventi, ci siamo ridotti a soli 27, senza portarne a termine nessuno (consideriamo che solo il centro storico presenta più di 500 chiese, ma molte in stato di abbandono)
“Il più grande ed importante centro storico d’Europa è destinato ad essere la Cenerentola dell’Unesco perchè a chi ha avuto l’impegno di amministrare i beni culturali della nostra città, e parlo di un’amministrazione politica, è mancata una politica dei beni culturali all’altezza di questo patrimonio, nonostante la disponibilità dell’Unesco“, continua Antonio Pariante. Dunque si rischia effettivamente di non lasciare nulla, se non macerie alle future generazioni.
“Ci auguriamo che qualcosa di meglio si possa raggiungere con la prossima amministrazione, anche se è chiaro che le risorse europee al momento saranno sfruttate più per la situazione di pandemia, dunque sarà difficile riavere gli stessi fondi degli anni passati, al momento ci sono altre priorità“, continua.
Ma Antonio Pariante nonostante tutto si dice ancora speranzoso “abbiamo proposto di istituire in un luogo simbolo del centro storico di Napoli, Palazzo Penne, l’ufficio del piano di gestione dell’Unesco, perchè è questo che è mancato in tutti questi anni“, si dovrebbe ripartire da questo, secondo lui, dal piano di gestione, prendendo quello di Firenze come modello, perchè vincente. “Noi abbiamo dovuto aspettare il 2011 per un piano di gestione, rimasto però nel cassetto“, condannando il nostro patrimonio al disfacimento ed anche la nostra economia, considerato che con interventi efficaci volti alla conservazione e valorizzazione dei luoghi della cultura si potrebbero accrescere flussi turistici “nessuna amministrazione ha avuto l’idea vincente di dare benzina a quel motore importante nell’economia che avrebbe innescato un sistema virtuoso” ,”il discorso è: quale politica per i beni culturali? Quella sinora svolta nel nostro territorio è stata fallimentare“, conclude.
Dunque speriamo che la prossima amministrazione apra veramente gli occhi, di una cosa siamo sicuri: persone come Antonio Pariante e i comitati cittadini come quello di Portosalvo non smetteranno mai di lottare per la conservazione, la valorizzazione e soprattutto la fruibilità del patrimonio del centro storico di Napoli, così che anche le future generazioni possano godere di tanta ricchezza, così da tramandare la storia e la cultura di questa meravigliosa, vibrante città.