Sul caso Astrazeneca si attende per oggi il verdetto dell’Ema che, molto probabilmente, autorizzerà nuovamente l’utilizzo delle dosi. Ciò consentirebbe di far ripartire con forza la campagna vaccinale, ovviando ai ritardi causati dalla sospensione.
L’Ema sembrerebbe intenzionata a pronunciarsi per il via libera delle somministrazioni con Astrazeneca. Pochi giorni fa, infatti, la direttrice esecutiva, Emer Cooke, in conferenza stampa a Bruxelles ha dichiarato che fino a quel momento non era stata rilevata nessuna correlazione tra eventi avversi e vaccino. Orientamento confermato anche dai primi risultati dell’autopsia sul collaboratore scolastico di Afragola deceduto.
Queste le sue parole: “Stiamo valutando ogni segnalazione, caso per caso. I diversi incontri ci porteranno ad una conclusione per capire quali azioni intraprendere. Al momento il nesso tra vaccino e tali condizioni non è emerso dai test clinici né sono stati indicati come effetti collaterali noti. Molte migliaia di persone sviluppano trombosi ogni anno per cause differenti. In merito al vaccino Astrazeneca pensiamo che i benefici rimangano superiori ai rischi ma tali preoccupazioni necessitano di una valutazione scientifica che permetterà di rispondere agli interrogativi”.
Sulla stessa scia anche l’Oms che, nella giornata, di ieri si è espresso sulla questione: “In questo momento si ritiene che i benefici del vaccino Astrazeneca siano superiori ai rischi e si raccomanda di continuare le vaccinazioni. Il comitato consultivo dell’Oms sulla sicurezza dei vaccini sta valutando attentamente gli ultimi dati a disposizione. Una volta completata la revisione l’Oms comunicherà immediatamente i risultati”.
La decisione dell’Ema è attesa questo pomeriggio. Nel caso in cui l’ente si pronunci a favore della ripartenza del vaccino in questione le Regioni saranno costrette a fare i conti con la riluttanza dei cittadini. Come già stabilito dal Belgio, anche in Italia, come conferma ‘Il corriere della Sera’, chi rifiuterà la dose Astrazeneca finirà in coda. Come già noto bisognerà aspettare un arco temporale di almeno tre mesi per essere richiamati.
Un andamento confermato anche dall’assessore regionale alla Sanità del Lazio, Alessio D’Amato, che nel corso di un’intervista rilasciata a’Radio Uno’ ha dichiarato: “Sconsigliamo di rifiutarlo perché chiaramente chi lo farà finirà in coda ed è un rischio rilevante”. Intanto, dall’Unione Europea, arriva la comunicazione di nuovi ritardi nelle consegne di Astrazeneca che fornirà 70 milioni dosi.