La Legge Zan, dall’omonimo deputato che l’ha proposta Alessandro Zan, ha lo scopo di proteggere le persone da atti violenti e discriminatori per l’orientamento sessuale, il genere, l’identità di genere o la disabilità. Lo scorso 4 novembre la Camera ha approvato questa legge sull’omotransfobia, che però si è fermata al Senato a causa dell’opposizione della Lega e di Fratelli d’Italia.
6 febbraio, Torre del Greco, il video di un’aggressione di origine omofobica fa il giro del web: due ragazzi inseguono una donna trans, per poi scaraventarla a terra e prenderla a calci. 16 febbraio, Trieste: un ragazzo posta le foto del suo viso tumefatto dopo un attacco, a lui e ai suoi amici, da parte di un gruppo omofobo. 26 febbraio, Roma: un altro video, un altro episodio di omofobia ai danni di una coppia di ragazzi, uno dei quali viene preso a calci e pugni solo perché stava baciando il suo compagno. 2 marzo, Marcianise in provincia di Caserta: un ragazzo cerca casa in affitto e la trova, ma la proprietaria gli nega l’affitto perché gay. Questi sono soltanto gli episodi più recenti di omotransfobia a cui abbiamo assistito, ma nel corso del 2020 in Italia si sono verificate 64 aggressioni -conosciute- a sfondo omofobo, circa una a settimana.
Abbiamo deciso di parlare della questione con il segretario dell’associazione Antinoo Arcigay di Napoli, Antonello Sannino, in un’intervista.
C’È STATO UN AUMENTO DEI CASI DI AGGRESSIONI OMOFOBE DURANTE LA PANDEMIA DI COVID-19, I PIÙ COLPITI SONO STATI GLI ADOLESCENTI DELLA COMUNITÀ LGBTQ+. LA VOSTRA ASSOCIAZIONE HA RISCONTRATO GLI STESSI RISULTATI?
In realtà, il trend è in aumento da anni, infatti tra il 2013 e il 2018 c’è stato, a Napoli, il maggior incremento di denunce. Questo non è un dato del tutto negativo, poiché vuol dire che sta emergendo un fenomeno che è sempre esistito; la differenza con adesso è che prima ci si sentiva meno tutelati e quindi non si denunciava con la stessa frequenza. La maggior parte delle denunce proviene da ragazzi di età giovane, i quali hanno più consapevolezza dei propri diritti e li vogliono rivendicare, mentre le persone più adulte sono restie a denunciare perché hanno interiorizzato lo stigma sociale dei loro tempi.
L’associazione Antinoo Arcigay di Napoli tratta frequentemente casi gravi di omofobia: clamoroso è stato l’omicidio di Maria Paola a Caivano, nel quale noi siamo costituiti parte civile. A Torre Annunziata, invece, esiste l’unica associazione LGBTQ+ italiana non sita in un capoluogo di regione –Pride Vesuvio Rainbow– che fornisce assistenza e supporto di natura sociale, psicologica e legale a chiunque ne abbia bisogno. Anche le forze dell’ordine stanno imparando ad accogliere le denunce e a non discriminare o sottovalutare certi casi di violenza: tutto questo aiuta il percorso di emersione del fenomeno.
PERCHÉ È IMPORTANTE UNA LEGGE CONTRO L’OMOTRANSFOBIA?
L’importanza di una legge è tale perché questa non deve essere unicamente repressiva, ma principalmente educativa, deve cambiare la cultura di un popolo, così come è avvenuto con l’aborto e il divorzio per le donne. Per chi aggredisce c’è già una legge punitiva, ma senza l’aggravante omofoba; questa assume un aspetto educativo nel momento in cui diventa legge contro le aggressioni omofobiche, ed è in quel momento che lo Stato sta facendo cultura.
La regione Campania ha approvato una legge contro l’omofobia ad agosto, proprio su spinta di Arcigay: questo è un dispositivo di legge regionale -il più avanzato d’Italia- in assenza di una legge quadro di Stato, che prevede non solo la tutela ma anche l’accoglienza delle vittime. Allo Stato serve, sì, una legge, ma soprattutto un percorso culturale che si faccia strada nella società, attraverso le scuole, le forze dell’ordine, i media e i giornali.
QUINDI POSSIAMO DIRE CHE LA CAMPANIA E, PIÙ PRECISAMENTE, NAPOLI È UN PASSO AVANTI RISPETTO AD ALTRE CITTÀ PER QUANTO RIGUARDA L’INCLUSIVITÀ?
Napoli è storicamente una città accogliente, ma c’è quella fetta di borghesia ipocrita che pensa “va bene finché non è a casa mia”, perciò bisogna fare ancora tanto lavoro.
È importantissimo l’aspetto sociale della questione: diritti civili e diritti sociali devono andare di pari passo, poiché se le persone denunciano e poi non si hanno gli strumenti di welfare per dare loro sostegno, si sentiranno abbandonate in ogni caso. Il limite del nostro paese è quello di vedere i diritti civili e quelli sociali come due aspetti della società che viaggiano separati, da prendere uno alla volta in base al momento storico e alle convenienze politiche, in questo modo a restare indietro sono i bisogni delle persone e le persone stesse.
Siamo d’accordo alla legge formativa di avanzamento culturale, ma anche al sostegno effettivo e concreto per rispondere ai bisogni degli individui, come l’incremento di sportelli d’aiuto e consultori. Per questo motivo è fondamentale che vengano create anche case di accoglienza e centri antiviolenza per persone LGBTQ+, è infatti in corso il primo bando in Italia del Ministero per la costituzione di queste strutture, che scadrà a maggio.
Il sindaco di Napoli De Magistris, proprio a tutela delle vittime di violenza, ha assegnato la prima casa di accoglienza del sud Italia per persone della comunità LGBTQ+ –Casa delle culture e dell’accoglienza per le persone LGBTQ+-, in questo modo le vittime sentono anche le istituzioni vicine.
LA LEGGE È FERMA AL SENATO: COSA PENSI RISPETTO A CHI STA OSTACOLANDO LA SUA APPROVAZIONE?
In Campania abbiamo lottato e siamo riusciti ad ottenere la legge, bisogna combattere la stessa battaglia sul piano nazionale per far capire che i diritti LGBTQ+ non sono solo dei diretti interessati, ma di tutti quelli che li circondano.
Il governo è cambiato, ma la maggioranza è la stessa di prima, sono semplicemente state introdotte anche alcune forze di destra. A dire la verità, Forza Italia si è dimostrata sempre aperta: in Campania, a Napoli con Mara Carfagna abbiamo istituito il Dipartimento dei diritti civili e lo stesso Caldoro ha votato a favore della legge contro l’omofobia, insieme ad altri membri del partito. Infatti, anche sul piano nazionale ci si aspetta l’appoggio sulla legge contro l’omofobia da parte di chi, fino ad oggi, ci ha dimostrato lealtà. Per quanto riguarda la Lega, il governo può farne a meno e, soprattutto, ci auguriamo che per una legge di avanzamento culturale del paese sia data libertà di espressione e di voto a tutti.
È vero, bisogna ricostruire il paese ed è fondamentale ripartire, questa legge infatti non ostacola il processo di ripartenza: la legge c’è e può essere approvata anche in Senato, e speriamo che anche Draghi sostenga la completa approvazione della legge contro l’omotransfobia.
RIPARTENZA: IN QUESTO MOMENTO STORICO, COSA TI AUGURERESTI PER IL FUTURO DELLA COMUNITÀ LGBTQ+?
Nei momenti di crisi a pagare lo scotto più alto sono le persone che vivono già discriminate dalla società: le donne sono penalizzate in maniera evidentissima in questa pandemia in termini di violenza domestica e lavorativi, infatti il più alto tasso di licenziamento si è riscontrato tra le giovani donne meridionali; le persone LGBTQ+, principalmente le più giovani, sono costrette in situazioni di convivenza forzata, dove o non hanno fatto coming out oppure lo hanno fatto in modo sofferto; le donne transessuali non hanno altra scelta se non prostituirsi, perché sembra che non abbiano il diritto di vivere dignitosamente con un lavoro. La stessa sorte tocca anche a disabili, detenuti, migranti, e a tutti quelli che non hanno diritti pienamente riconosciuti, che quindi hanno sofferto di più e continueranno a farlo senza ammortizzatori adeguati.
Dove non c’è piena parità c’è un diritto leso, ancora più colpito nei momenti di crisi: perciò a maggior ragione ora è necessaria questa legge, la quale va a tutelare una fascia della popolazione già sofferente, perché non portatrice di una piena uguaglianza. L’uguaglianza è il principio fondamentale della nostra carta costituzionale: tutti diversi, ma tutti eguali davanti alla legge. Ma, al momento, la nostra costituzione non riesce a partire nemmeno nei primi articoli e a capirlo deve essere la classe dirigente e, più di tutti, Mario Draghi il quale ha un respiro internazionale, per cui sa bene che per poter ripartire bisogna investire sull’annullamento delle disuguaglianze di genere e cogliere la crisi di Covid-19 come un’occasione per ricominciare al meglio, senza discriminazioni.