Questa mattina i disoccupati aderenti al ‘Movimento 7 Novembre’ hanno bloccato per alcuni minuti il lungomare di Napoli in forma di protesta, rivendicando il proprio diritto al lavoro.
L’avvento del covid, oltre a penalizzare la quasi totalità delle attività economiche, ha finito per peggiorare ulteriormente coloro che sono in cerca di occupazione o vivono in condizioni di precariato. Una situazione che ha spinto alcuni manifestanti a far sentire la propria voce bloccando le principali vie del capoluogo partenopeo.
Lo stesso Movimento annuncia: “Bloccato il lungomare. Lavoro e non lavoro: dobbiamo campare! Né multe né denunce ma salario garantito! Sarà così fino a quando non avremo risposte per la nostra condizione e vertenza. Durante l’iniziativa abbiamo ricevuto nuovamente visita a casa per altre notifiche di denunce per iniziative dei mesi passati. Non sarà così che ci fermeranno”.
“Perché fuori la Villa Comunale? Da anni proponiamo progetti per la rigenerazione urbana, mobilità turistica, recupero delle eccedenze alimentari e farmaceutiche. Dulcis in fundo la riapertura di spazi pubblici e la gestione delle aree verdi in città. Prospettive fattibili attraverso nuovi percorsi di aggiornamento e formazione lavoro”.
“Nei fatti lavoro e cambiamento climatico sono questioni di tempo all’ordine del giorno, divenute impellenti al tempo del covid. Sta di fatto che in città negli ultimi dieci anni non è stato fatto nulla se non abbattere alberi e chiudere parchi e scuole ad ogni allerta meteo. Un degrado dilagante che apre la strada ad una gestione privatistica del verde pubblico”.
“Oggi c’è il bisogno di ampliare e non restringere gli spazi al fine di evitare assembramenti, di garantire salute e socialità, oltre che messa in sicurezza del territorio. Questioni che, se non denunciate da noi disoccupati, diventano solo argomenti da circoletti di intellettuali ed elettorali”.
Si critica l’amministrazione comunale che giustifica la questione facendo leva sulla mancanza di fondi: “Si preferisce la gestione privata, si dice, non a fine di lucro. Cosa vogliamo noi? Lavoro e benessere, formare gli operatori del settore. I pochi giardinieri in forza al Comune di Napoli non possono garantire un servizio organizzato ed efficiente, promuovere il libero accesso alle aree verdi, superare il modello privatistico degli spazi pubblici. Non siamo sulla stessa barca, è impensabile che il patrimonio verde non possa essere una risorsa per tutti in termini di lavoro e vivibilità”.