Covid, un dispositivo predice il livello di rischio: eccellenza alla Federico II
Mar 29, 2021 - Martina Di Fraia
Da un’eccellenza di Napoli arriva un’altra straordinaria novità. I ricercatori della Scuola di Medicina della Federico II hanno sviluppato un dispositivo in grado di riconoscere quali sono i pazienti più a rischio tra quelli che contraggono il covid. A riportare la notizia è l’Ansa.
Si tratta di un “point of care device”, ovvero un analizzatore miniaturizzato analogo ad un glucometro, ed è in grado di predire, con accuratezza, quali sono i pazienti che vanno incontro a rischi maggiori per l’infezione da Covid. I ricercatori della Federico II hanno ideato il dispositivo grazie agli studi condotti sulla mortalità dei pazienti Covid con patologie come diabete, obesità o ipertensione.
La presenza di una di queste patologie in concomitanza con l’infezione da coronavirus aumenta di oltre due volte il rischio di morte. I ricercatori della Scuola presieduta dalla professoressa Maria Triassi, dunque, stanno studiando perché, in alcuni pazienti, il decorso clinico del Covid è più complesso. E non si fermano qui: gli studiosi partenopei hanno individuato la maggior parte delle varianti presenti sul territorio nazionale.
Per questo la Commissione Scientifica della Scuola di Medicina, presieduta dal professore Francesco Béguinot, ha istituito uno sportello per sostenere l’attività dei ricercatori e un osservatorio per monitorare la qualità della propria ricerca.
“Si è reso necessario mettere a sistema tutte le attività di ricerca qualificate che si effettuano nella Scuola di medicina, creando sinergie tra i ricercatori – ha affermato Triassi – Lo sportello condurrà questa forma di integrazione anche per facilitare l’accesso ai fondi“.
“Interrompere la ricerche in altri settori di enorme rilevanza per la salute pubblica già avviate in epoca pre-Covid costituirebbe un errore irreparabile“, sostiene Beguinòt. “Proseguono per questo, nella Scuola di Medicina, le ricerche sulle malattie croniche non diffusibili e sulle malattie rare”. (ANSA).