Luci accese nei negozi e serrande abbassate a metà. E’ la protesta silenziosa e civile che da Napoli si è diffusa in tutta Italia per accendere i riflettori su una categoria che a causa del covid è fortemente in difficoltà. Con le restrizioni messe in campo dal governo e dal presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca, sono principalmente tre i settori che sono penalizzati dalle chiusure. Si tratta di moda, calzature e gioielliere che si sono uniti in un’iniziativa voluta fortemente da ‘Chiaia District Confcommercio’ e che in pochi giorni ha visto l’adesione di oltre mille aziende solo nella città di Napoli.
Eloquente la scritta sui manifesti: “Il futuro non si chiude. È passato un anno. Non possiamo più aspettare. Anche le imprese muoiono“. Una categoria ormai esausta che chiede la riapertura, come spiegato dal presidente dell’Associazione Chiaia District, Claudia Catapano:
“Questa è una protesta civile che vede le luci accese e i negozi come se fossero aperti ma con la porta rigorosamente chiusa. In poco tempo ci sono state tantissime adesioni perché i commercianti sono stremati dalla pandemia. Non volevamo scendere in piazza perché questo ci sembrava inutile. Sappiamo bene che c’è il covid e per questo vogliamo chiedere al governo di farci stare aperti, sempre nel rispetto delle misure anti-contagio. Ormai siamo rimasti chiusi in tre: moda, scarpe e gioielli e questo è anche un po’ ridicolo. Siamo stati sempre molto attenti a rispettare le restrizioni, ma abbiamo deciso di creare questa iniziativa perché nella chat di noi commercianti è emerso che siamo tutti disperati. All’inizio volevamo spingere il nostro delivery e lanciare un messaggio: siamo nei negozi, potete acquistare anche online. Poi con Carla Della Corte presidente Confcommercio abbiamo ingrandito questo progetto. La locandina è infatti stata pensata da Roberta Bacarelli che è la presidente di Ferdemoda. Abbiamo realizzato anche cartelloni 6×3 per strada con questa iniziativa. Noi siamo un gruppo di Confocommercio e loro sono stati la nostra guida in questo momento”.
Pubblicato da Chiaia District su Mercoledì 24 marzo 2021
Un settore che registra molte perdite al punto che molte attività sono state costrette ad abbassare per sempre le saracinesche:
“Non rientriamo nei ristori, io e tanti altri per mezzo punto. Hanno fatto un calcolo al 30% e la maggior parte perde il 29.5%, comunque sono ristori irrisori per le perdite che abbiamo avuto. Nel mio caso avrei preso 1200 euro, un contributo una tantum non mensile che non serve neanche a coprire i costi di affitto. In Campania ci sono state oltre 5 mila chiusure e se ne prospettano altre. Voglio sottolineare una cosa però, quelli che ho perso erano soldi che servivano a pagare i dipendenti, i fornitori che ci forniscono e i fitti, non era guadagno”.
“Noi chiediamo la riapertura perché chiudere solo noi è ridicolo. Come ha detto De Luca (non siamo in zona rossa, ndr), basta chiusure a singhiozzo. Ci sono tantissime persone per strada ed è aperto tutto. Noi dobbiamo imparare a convivere con il covid, ci vuole l’attenzione giusta nel comunicare che bisogna portare le mascherine e mantenere la distanza. Non non siamo negazionismi ma essendo una malattia lunga che non finirà subito con i vaccini, volevamo fare questa protesta civile per dare un segnale. Se scendi in piazza ti accalchi uno addosso all’altro, invece noi non vogliamo andare contro nessuno e non abbiamo neanche fatto l’apertura forzata. Rispettiamo la legge, ma la legge deve capire che non può chiudere solo tre settori“.