Sfere gelatinose avvistate a Punta Campanella: 10 anni dopo una ricerca scopre cosa erano
Apr 03, 2021 - Chiara Di Tommaso
Ci sono voluti 10 anni per sapere cosa fossero le sfere gelatinose fotografare e avvistate nei fondali di Punta Campanella, a 50 metri di profondità, da Edoardo Ruspantini e Daniele Castrucci. E’ stato uno studio pubblicato su Scientific Reports a svelare il mistero: si tratta di una teca ovarica di totano nero, Illex coindetii.
La notizia è stata ripresa dall’area Marina di Punta Campanella che spiega:
“10 anni fa, Edoardo Ruspantini e Daniele Castrucci avvistarono e fotografarono una grande sfera gelatinosa nei fondali di Punta Campanella, a 50 metri di profondità. Le foto e la notizia fecero il giro del web. Pochissimi gli avvistamenti simili in Italia (come si vede nella cartina in foto che riporta gli avvistamenti dal 1985 al 2019). Ora, lo studio internazionale che ha analizzato i campioni prelevati da teche uguali a quella avvistata a Punta Campanella, chiarisce ogni dubbio: si tratta di teca ovarica di totano nero, Illex coindetii. La particolarità dello studio non è dovuta alla specie che è molto diffusa nei nostri mari, ma alla rarità degli avvistamenti e alla mancanza di analisi approfondite su queste sfere gelatinose e “misteriose”. Il professore Sandulli e l’Università Parthenope fanno parte del team che ha condotto gli studi. Fu proprio il professore Sandulli, interpellato da noi 10 anni fa, a svelare per primo il mistero: si trattava di una teca ovarica prodotta da molluschi cefalopidi. Ma all’epoca non era stato ancora possibile individuare con precisione la specie. Nell’ articolo pubblicato da Scientific Reports, si parla dell’importanza della Citizen Science (la scienza fatta dai cittadini) e di segnalare avvistamenti particolari che possono rivelarsi preziosi per la ricerca scientifica”.
🔵La Teca Ovarica di Punta Campanella finisce su Scientific Reports.
➡️10 anni fa, Edoardo Ruspantini e Daniele…
Pubblicato da Area Marina Protetta Punta Campanella su Giovedì 1 aprile 2021
Lo studio parte da una considerazione, che è difficile senza avere campioni di dna essere certi che si tratti di uova di totani anche nel caso di Punta Campanella:
“In totale, 90 sfere gelatinose, del diametro medio di un metro, sono state registrate dal 1985 al 2019 dall’Oceano Atlantico nordorientale, compreso il Mar Mediterraneo, utilizzando le segnalazioni dei cittadini. Più del 50% presentava una striscia scura al centro. Sono stati registrati dalla superficie fino a ~ 60-70 m di profondità, principalmente con galleggiamento neutro, a temperature comprese tra 8 e 24 ° C. La mancanza di campioni di tessuto ha finora vietato la conferma delle specie. Tuttavia, nel 2019 i subacquei si sono assicurati quattro campioni di tessuto dalla costa norvegese. Nel presente studio, l’analisi del DNA utilizzando COI conferma l’identità della specie come il calamaro pinna corta ommastrephid Illex coindetii (Vérany, 1839). Gli embrioni di calamaro in diversi stadi sono stati trovati in diverse masse di uova: (1) uova fecondate di recente (stadio ~ 3), (2) organogenesi (stadi ~ 17-19 e ~ 23) e (3) embrione sviluppato (stadio ~ 30). Senza campioni di tessuto da ogni singola registrazione per la conferma del DNA non possiamo essere certi che tutte le masse di uova sferiche siano conspecifiche, o che le restanti 86 sfere osservate appartengano a Illex coindetii. Tuttavia, a causa della morfologia e della dimensione simili di queste sfere, rispetto alle quattro sfere con analisi del DNA, sospettiamo che molte di esse siano state prodotte da I. coindetii“.