NAPOLI – Duecento tra pastiere e casatielli sfornati per trasmettere alle famiglie in difficoltà un po’ della serenità della Pasqua. E’ così che in tempi di pandemia il Binario della Solidarietà, struttura di accoglienza per i senza fissa dimora della Caritas diocesana in via Taddeo de Sessa, cerca di affrontare le povertà vecchie e nuove che bussano alla porta. L’iniziativa nasce in collaborazione con l’associazione “Le Vele” di Scampia, presieduta dallo chef Pino Catuogno, che ha aperto da un paio d’anni un ristorante solidale nel quartiere dove ben duecento famiglie possono venire a cenare pagando la cifra simbolica di un euro, grazie anche all’opera delle Suore Poverelle. L’obiettivo è riunire i vari gruppi di volontariato in un’unica rete informale chiamata “Idea”, così da poter raccordare le diverse iniziative sul territorio.
“Dedichiamo il nostro tempo libero a chi ne ha più bisogno, noi possiamo farlo perché abbiamo uno stipendio, ma per tanti non è così” – afferma Pasquale Palladino, dipendente comunale e membro dell’associazione Le Vele. “Con Pino abbiamo iniziato a cucinare dalle tre di stamattina fino alle otto, è stato un lavoro enorme”.
Paolo (nome di fantasia, ndr) è uno degli ospiti della struttura: “Ho 45 anni e già da tempo vengo qui al Binario della Solidarietà. Lavoro come operaio generico, ma col Covid la situazione è peggiorata e mi sono ritrovato in queste condizioni. Vivo con mio fratello e sua moglie, e per questo non ho diritto al reddito di cittadinanza, ma anche loro soffrono problemi economici. Siamo in tanti ad avere queste difficoltà.”
Enrico Sparavigna è un ex ferroviere e presiede l’associazione “Camminare Insieme”, parte dell’Opera Segno della Caritas che da otto anni ha preso in gestione il Binario della Solidarietà: “In passato i senzatetto dimoravano nella stazione di piazza Garibaldi, poi insieme alla Caritas e alla Arcidiocesi abbiamo stipulato un comodato d’uso con le Ferrovie dello Stato, proprietaria della struttura, e abbiamo trasferito l’accoglienza qui. Circa una cinquantina di persone orbitano intorno al centro, e per loro organizziamo varie attività: oltre alla mensa e alle docce, ci sono i laboratori di ceramica e di bigiotteria, i corsi di parrucchiere e di pizzaiolo. Tutti coloro che sono ospitati vengono prima sottoposti a tampone molecolare attraverso un laboratorio con siamo convenzionati, in maniera tale da poter rimanere qui in sicurezza. Offriamo anche assistenza alimentare a cento famiglie della zona, provenienti soprattutto dal Vasto e dal Borgo Loreto”.
Ma ancor prima delle parole, a parlare sono le cifre. Solo nella città di Napoli si contano oltre 1500 senza fissa dimora, a fronte di appena trecento posti letto che l’amministrazione comunale riesce ad offrire attraverso strutture proprie o convenzionate. Non bastano quindi le tante iniziative di solidarietà, come questa con in dono casatielli e pastiere, rivolte alle famiglie bisognose. Alle sacche di povertà estrema che popolano le nostre metropoli, si stanno aggiungendo oggi le nuove povertà generate dalla crisi pandemica, come raccontato in più occasioni da Vesuvio Live. Un’emergenza che se da un lato sta moltiplicando le azioni di solidarietà della società civile, dall’altro non può trovare reali soluzioni senza una rinnovata centralità delle istituzioni. Prima che sia troppo tardi.