E’ attesa per oggi la decisione dell’EMA su una possibile sospensione – per una determinata fascia d’età – del vaccino anti covid AstraZeneca. La questione riguarda il possibile nesso tra i casi sospetti di trombosi e la prima somministrazione del siero. Già nelle scorse settimane il vaccino era stato bloccato nella maggior parte dei paesi dell’Unione Europea per studiare questi casi, accertando poi che “i benefici sono maggiori dei rischi”. Sulla stessa lunghezza d’onda è Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all’Università di Padova, che in un‘intervista ad Open – firmata Fabio Giuffrida – chiarisce la propria posizione in merito alla questione AstraZeneca.
“Non si può bloccare l’AstraZeneca solo perché c’è una leggerissima prevalenza di casi di trombosi in alcuni soggetti che hanno avuto la vaccinazione. Non esistono dati che dimostrino come la somministrazione del vaccino sia stata necessaria e sufficiente a causare queste complicazioni. Basta allarmismo, parliamo di pochissimi casi di trombosi a fronte di milioni e milioni di dosi anti-Covid somministrate nel mondo. Se salta l’AstraZeneca, esponiamo l’Italia a migliaia di morti nei prossimi 6-7 mesi. Non ne vale davvero la pena“.
Sono tanti gli italiani che in queste settimane stanno rinunciando alla propria dose di AstraZeneca per paura. Proprio ieri il direttore dell’Asl Napoli 1, Ciro Verdoliva, ha dovuto fare i conti con ore di attese per queste rinunce.
Crisanti però non reputa corretto questo timore e questo allarmismo, paragonando la situazione con altri vaccini del passato: “Nessuno si è sognato di sospendere, ad esempio, il vaccino antipolio che esponeva i pazienti a rischi ben più gravi come la paralisi. Questo era sicuramente causa-effetto. A nessuno in quel caso è venuta in mente l’idea folle di bloccarlo. E la gente è ancora convinta che quel vaccino non avesse alcun problema e, invece, così non era.
Stesso discorso per l’anti-vaiolo che era veramente pericoloso. Causava al 100 per cento una cicatrice e poteva portare a gravissime infezioni all’occhio o a una encefalite erpetica che era mortale. Tra l’altro, in questo caso, non dimentichiamoci che questa è la prima volta che un vaccino viene dato a una così vasta platea di persone intrecciandosi, di fatto, con le patologie più svariate di ogni singolo individuo“.