I Campi Flegrei sono stati interessati da diversi eventi sismici negli ultimi anni e, attraverso uno studio, sono stati evidenziati i motivi di queste attività sismiche. Secondo l’analisi condotta dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia intitolato Hydrothermal pressure-temperature control on CO2 emissions and seismicity at Campi Flegrei e pubblicato sul ‘Journal of Volcanology and Geothermal Research’, pare che le variazioni siano dovute alla pressione a cui è sottoposta la struttura che si trova nel sottosuolo della Solfatara.
A spiegare i risultati della ricerca è stato Giovanni Chiodini, ricercatore dell’INGV e primo autore dello studio: “Negli ultimi anni nei Campi Flegrei, in particolare nella zona della Solfatara e di Pisciarelli, è stata osservata una più frequente attività sismica e un aumento delle stime di temperatura e pressione basate sulla composizione dei gas emessi dalle fumarole campionate. La variazione di questi parametri ci ha indotto ad analizzare insieme tutti i dati disponibili dell’area, per dare una interpretazione complessiva del fenomeno“.
“Abbiamo osservato che parametri completamente indipendenti, come quelli geochimici e sismici, sono nel tempo variati insieme. Fra i parametri analizzati c’è il flusso diffuso di anidride carbonica (CO2) dai suoli dell’area. Dall’elaborazione risulta un aumento della quantità di CO2 emessa che dalle circa 1500 tonnellate al giorno nel periodo ante 2017 è passata alle circa 3500 tonnellate al giorno nel periodo successivo. Questa variazione di emissione di anidride carbonica è contemporanea all’aumento della sismicità”.
La ricerca ha reso noto che gli ipocentri dei piccoli terremoti avvenuti negli ultimi anni sono stati nella parte superficiale di una struttura verticale individuata con tecniche di magnototellurica: “Le novità dello studio sono la raccolta di una enorme mole di dati multidisciplinari, la maggior parte già pubblici, e l’utilizzo di una tecnica statistica, la Principal Component Analysis, che ha consentito di comprendere gli elementi comuni delle differenti variabili analizzate. Lo studio ha evidenziato che le variazioni osservate trovano nell’aumento di pressione dei fluidi la loro comune causa”.
“Il prossimo passo della ricerca potrebbe essere l’esecuzione di studi specifici per definire con maggiore accuratezza la geometria della struttura presente sotto la Solfatara dove il gas, accumulandosi, innesca sismicità e alimenta l’emissione in superficie. In altre parole, lo studio, al momento, si riferisce ad una sezione 2D mentre l’obiettivo sarebbe di avere un modello 3D, ovvero una vera tomografia dei primi chilometri del sottosuolo della Solfatara”.
Nella ricerca, però, è stato specificato che ha solo una valenza scientifica e, al momento, non ha implicazioni riguardo gli aspetti di protezione civile.