La percezione del vaccino AstraZeneca è profondamente mutata nelle ultime settimane: il farmaco, secondo le ultime valutazioni dell’Ema, potrebbe provocare coaguli di sangue come effetto collaterale raro. Esistono tuttavia delle accortezze da seguire per individuare queste eventuali reazioni avverse al vaccino AstraZeneca, come spiega l’ematologo e consulente dell’AIFA Pier Mannuccio Mannucci in un’intervista a La Repubblica.
Il dott. Mannucci, innanzitutto, smentisce alcune convinzioni diffuse. “Mancanza di respiro e gonfiore alle gambe possono indicare una trombosi tradizionale, non quella causata dal vaccino, che è concentrata al cervello o, più raramente, all’addome“, spiega Mannucci.
“Se avessi ricevuto AstraZeneca da meno di due settimane mi allarmerei per un mal di testa che non è il normale fastidio che può capitare a tutti, e che anzi è frequente dopo un vaccino. Il dolore da trombosi è fortissimo, lancinante, diffuso e persistente.
Per spaventarci davvero deve essere associato a un sintomo neurologico, come problemi alla vista, perdita di sensibilità agli arti, difficoltà nel movimento, confusione nel parlare, sopore e offuscamento della coscienza. Il calo di piastrine, che è tipico della forma molto particolare di trombosi legata al vaccino, si può manifestare con lividi ed ecchimosi che compaiono senza motivo”.
Stando alle parole del medico, una cura specifica per questo tipo di trombosi non esiste, ma è bene essere seguiti dal medico poiché vi sono delle terapie che aiutano. “Non consiglierei questo vaccino a chi ha già avuto una trombosi“, aggiunge Mannucci. “Non mi preoccuperei invece per la presenza di un fattore di rischio genetico. Non sembra che aumenti il pericolo in questa circostanza”.
Inoltre, spiega Mannucci, vi sono degli esami del sangue che si potrebbero effettuare dopo aver ricevuto il vaccino AstraZeneca. “Se proprio si è spaventati, si possono misurare le piastrine e il d-dimero nel sangue prima della vaccinazione, per conoscere il valore di partenza, dopo una settimana e dopo quindici giorni dall’iniezione.
Con i colleghi tedeschi abbiamo visto infatti che il calo delle piastrine e l’aumento del d-dimero sono progressivi. Tendono cioè a modificarsi per alcuni giorni, prima di portare alla trombosi. Se le misurazioni successive al vaccino sono molto diverse rispetto agli esami fatti prima, potrebbe essere opportuno allarmarsi.
Attenzione però, non parlo di normali oscillazioni, che dipendono da tante ragioni, non ultima la variabilità dei test di laboratorio. Mi riferisco a cambiamenti drastici. Le piastrine, che normalmente si aggirano attorno alle 200mila, nelle persone colpite da questo tipo di trombosi erano scese a poche decine di migliaia, anche a 5mila. In alcuni casi non erano nemmeno rilevabili.
Valori di d-dimero alti fino a 500-600 non sono rari e non sono preoccupanti nemmeno per i vaccinati. Quelli che abbiamo visto nei casi esaminati erano andati addirittura fuori scala, non potevano nemmeno a essere calcolati dal laboratorio. L’esame del sangue può aiutare a tranquillizzare, se è proprio necessario, ma va visto insieme a un medico. Non deve diventare ulteriore motivo di ansia”, conclude Mannucci.