FOTO/”Venerdì della freva”: lavoratori dell’arte e dello spettacolo di nuovo in piazza a Napoli
Apr 10, 2021 - Alessio Cinone
fotografia di Alessio Cinone
Prosegue la protesta dei lavoratori dello spettacolo e della cultura che, come abbiamo riportato la settimana scorsa, hanno dato vita ai “Venerdì della freva”, manifestazione libera ed indipendente, corredata di momenti artistici e musicali. Attori, registi, scenografi e attrezzisti, ma anche artisti di strada, giocolieri e cittadini comuni hanno portato in piazza, per il secondo venerdì consecutivo, il loro grido di protesta: “la freva è tanta!”
Il Coordinamento Arte e Spettacolo Campania, che da oltre quindici giorni ha occupato il teatro pubblico Mercadante, continua a dare voce a chi vive e lavora con la cultura, a chi, per mestiere, fa lo scrittore, il giullare, il fotografo, il pittore, il musicista o il poeta, lavoratori dimenticati, che da più di un anno sono stati costretti ad incrociare le braccia.
Il “venerdì della freva” è cominciato con l’intervento di Ascanio Celestini, attore, regista e drammaturgo romano, che unitosi al collettivo campano, ha denunciato la totale assenza delle istituzioni in questo settore del mercato del lavoro, definendo i sussidi erogati dal governo “un’elemosina, data come la si da a chi non può mangiare, per non farlo morire di fame”, e quantificati su cifre che non trovano alcun riscontro nella realtà lavorativa.
Ancor più grave è non aver tenuto conto che il precariato ed il lavoro irregolare caratterizzano negativamente da sempre il mondo dello spettacolo. Tantissimi dei professionisti della risata, della danza, della recitazione, che erano presenti nella piazza antistante il Teatro Mercadante, a stento riescono ad ottenere un mese o due di contratto, nell’arco temporale di un intero anno lavorativo, eppure svolgono il loro mestiere in maniera continuativa da oltre vent’anni.
Il collettivo di lavoratrici e lavoratori dello spettacolo campano sta cercando di portare all’attenzione delle istituzioni le enormi lacune e carenze, in termini di tutela, di diritti e di dignità lavorativa, che migliaia di persone che vivono d’arte subiscono da sempre e che coinvolgono lavoratori precari anche di altri settori, come quello dell’artigianato e manifatturiero.
A dare un gioioso e coloratissimo contributo musicale sono stati i “Murga Los Espositos – Figli di Partenope” armati di nastri, tamburi e trombe: il loro spettacolo fonde, in un’unica arte di strada, la Murga, danza, musica e teatro.
Nonostante le richieste di voler istruire un tavolo di dialogo con il Ministro del Lavoro Orlando, per porre l’attenzione del governo sull’estrema necessità di urgenti riforme per tutto il settore cultura e spettacolo, nessun rappresentante governativo delle parti sociali, del lavoro o dei beni culturali, ha dato ascolto agli artisti partenopei e campani, che insieme ai lavoratori del Piccolo di Milano, occupato in assemblea permanente, si sono fatti portavoce di un disagio nazionale che attanaglia lavoratrici e lavoratori di tutte le regioni d’Italia.
Con i teatri chiusi da oltre un anno e gli eventi tassativamente vietati, ciò che davvero appare grave e preoccupante, è la totale assenza di un progetto, di una visione d’insieme a lungo termine, di una completa presa di coscienza da parte delle istituzioni, che invece dovrebbero dare seguito ad una programmazione condivisa di lavori da svolgere, per ottenere una cronologia di riaperture definitive ed in totale sicurezza.
Nel corso degli interventi, che ricordiamo sono aperti a chiunque voglia unirsi alla protesta, qualcuno ha ricordato “sfogando la sua freva” che ci sono normative che hanno permesso ai luoghi di culto, come ad esempio le chiese di restare aperte perché definite sicure, dove i partecipanti alle funzioni ed ai sacramenti, addirittura si sfiorano durante i riti sacri del cerimoniale. Ci si chiede perché tali normative non possano essere studiate per applicarle anche ai teatri, che molto spesso, purtroppo, hanno affluenza e capienza, ben più ridotta di molte chiese cattoliche.