Che il contratto a tempo determinato rappresenti lo strumento con cui sono stati smontati i diritti dei lavoratori negli ultimi decenni, è purtroppo risaputo. Quando diventa un’arma di ricatto in un ambito essenziale come la sanità, perfino in tempi di Covid, è davvero troppo. Per questo decine di operatori sociosanitari precari hanno manifestato stamattina fuori la sede della Regione Campania, chiedendo di essere stabilizzati dopo aver sopperito alla crisi sanitaria e alle carenze del personale provocato da anni di blocco del turnover.
“Lavoro all’ospedale Cardarelli come oss, siamo vincitori di un bando fatto nel 2018 per la stabilizzazione a tempo indeterminato dopo trent’anni che lo aspettavamo, ma al momento lavoriamo ancora con contratti a termine di sei mesi rinnovabili” – dichiara Silvia Mauro. “In tutto siamo 1800 persone collocati nella graduatoria per il Cardarelli, di cui sono state assorbite solo settecento persone, eppure abbiamo bisogno di molto personale perché attualmente non si riescono a coprire tutti i reparti, con la conseguenza che i pazienti non vengono assistiti come si deve. Quando è scoppiata la pandemia ci siamo resi subito disponibili, ma non mi sembra giusto che quando tutto finirà, noi saremo rimandati a casa. Il mio contratto ad esempio scade a maggio e non so se sarà rinnovato. Abbiamo perso diversi colleghi a causa del covid, siamo in prima linea e l’assunzione ci deve essere riconosciuta, ed invece continuano a bandire altri concorsi nonostante le graduatorie precedenti non siano state smaltite, creando così ulteriore precariato, mi sembra assurdo”.
Il mancato esaurimento delle graduatorie produce anche cortocircuiti tra la sanità pubblica e quella privata, dove in mezzo ci finiscono sempre i lavoratori. “Al momento lavoro anche io a tempo determinato al Cardarelli, nonostante abbia vinto il concorso, e siamo in prima linea contro l’emergenza covid. Eppure a breve rischio di rimanere senza lavoro” – denuncia Salvatore Polizzi – “Prima lavoravo a Fuorigrotta con mansioni e stipendio inferiori rispetto all’attuale categoria che ricopro al Cardarelli. Ma adesso l’amministratore del luogo dove lavoravo non ha voluto collocarmi in aspettativa, così mi ha messo davanti ad un bivio: o tornare a lavorare di nuovo nel privato con mansioni inferiori come facevo prima, oppure optare per il pubblico dovendo però attendere la stabilizzazione e rimanere nel frattempo senza lavoro”.
Patrizio Esposito, coordinatore Cgil Cardarelli, spiega la situazione nel nosocomio napoletano: “Nonostante siano stati banditi due concorsi, uno per gli oss e uno per gli infermieri, l’ospedale ha dovuto fare ricorso ai contratti a chiamata. Ad oggi ci sono questi ragazzi vincitori di concorso che firmano contratti semestrali, e chiedono quantomeno la stabilizzazione con un contratto a trentasei mesi, visto che i soldi per farlo ci sono. Un reparto covid richiede una forza lavorativa non indifferente che sottrae personale alla degenza non covid, con la conseguenza che ogni infermiere assiste fino a venti pazienti ciascuno, e in molti casi ci si ritrova a dover coprire entrambi i settori con enormi rischi. Dalla Regione è arrivato l’ok per le stabilizzazioni, ma le aziende sanitarie continuano a firmare contratti precari, col rischio di rimandare a casa tutti coloro che hanno dato la disponibilità per coprire l’emergenza quando questa finirà”.
LA CGIL IN PIAZZA AL FIANCO DEI LAVORATORI PRECARI DELLA SANITÀ. GRAZIE A TUTTI LAVORATORI CHE HANNO PARTECIPATO…
Pubblicato da CGIL Cardarelli su Mercoledì 14 aprile 2021