Hanno scelto simbolicamente la giornata della Liberazione per manifestare tutto il loro dissenso contro le regole di ripartizione del Recovery Fund che penalizzano ancora una volta il Mezzogiorno: sono i sindaci del sud Italia, giunti stamattina a Napoli con fascia tricolore per presidiare piazza Plebiscito. Guidati dal sindaco di Acquaviva delle Fonti, Davide Carlucci, hanno ribadito la loro contrarietà ai criteri che destinano appena il 40 per cento delle risorse al sud, contro il 60 per cento che invece spetterebbe in ragione dei parametri previsti dall’Unione europea, e che tengono conto della popolazione, del PIL e della disoccupazione media degli ultimi cinque anni. Presenti alla manifestazione anche lo scrittore Pino Aprile e il cantautore Albano Carrisi.
“Non vogliamo che il treno del Recovery Fund passi invano, ma vogliamo approfittare di questo stanziamento per eliminare il divario tra nord e sud. Sono 160 anni di arretratezza del meridione, è ora di dire basta” – ha esordito Carlucci – “Il ministro Mara Carfagna ha preso atto che in effetti del Recovery ci spetterebbe la maggior parte delle risorse, e invece il governo Draghi ce ne assegna il 20 per cento in meno. Abbiamo occupato le aule consiliari contro questo ennesimo scippo, perché siamo stanchi di vedere i nostri giovani fuggire dalla loro terra. Bisogna aggiungere anche che con il processo di riforma del Titolo V della Costituzione, i nostri comuni si sono ridotti sempre peggio, senza dipendenti, senza risorse e senza possibilità di intervenire sulle criticità sociali”.
E proprio dai comuni più piccoli arriva il grido d’allarme più forte, quali avamposti dove è possibile scorgere con maggior chiarezza i terribili effetti provocati dalla pandemia. E’ il caso del comune di Giovinazzo in provincia di Bari, che a detta del vicepresidente del consiglio comunale, Pietro Sifo, si appresta ad approvare un bilancio previsionale “che ci mette in grossa difficoltà, a causa del mancato arrivo di risorse adeguate per affrontare le esigenze dei cittadini”. O come il sindaco di Diamante, il senatore Ernesto Magorno, che preannuncia il suo voto contrario al Recovery plan non appena giungerà in Parlamento per essere ratificato. Critiche anche nei confronti dell’Anci, l’associazione dei comuni italiani presieduta dal sindaco di Bari Antonio Decaro, che nonostante la rappresentanza di un sindaco meridionale, si sarebbe tirata fuori dalle polemiche.
A sottolineare l’importanza della mobilitazione dei sindaci del Mezzogiorno è il primo cittadino di Napoli, Luigi de Magistris: “Oggi Napoli, città che si è ribellata contro l’oppressione nazifascista, si mette in testa a questa nuova ribellione contro le ingiustizie, pacifica, un’insurrezione culturale e una resistenza che unisce sindaci molto diversi, soprattutto di piccoli comuni insieme a quelli delle grandi metropoli. Al momento parliamo di 60 miliardi di euro che ci sono stati tolti dal Recovery, e inoltre non sappiamo nemmeno se i progetti che abbiamo inviato al governo siano stati approvati o meno. Siamo una città piena di sofferenze e i sindaci sono l’altoparlante di queste sofferenze. Chi ci abbandona, sceglie di abbandonare i cittadini stessi”.
Nei prossimi giorni i sindaci si organizzeranno per manifestare a Roma, mentre si prepara un ricorso amministrativo per portare la battaglia per il diritto allo sviluppo del sud anche nelle aule giudiziarie. Il fronte dello scontro istituzionale tra governo ed enti locali si fa sempre più rovente.
In basso l’intervista di Francesco Pipitone al sindaco di Acquaviva delle Fonti, Davide Carlucci sulla protesta dei sindaci del Sud sul recovery.