A Napoli fummo giudicati sciagurati per molto meno. Quando lo scorso giugno il Napoli vinse la Coppa Italia erano meno le persone per strada, meno i contagi in Regione (addirittura 0 contro i 1.287 casi segnalati ieri in Lombardia). Eppure nessun giornale, nessuna tv, nessun esperto in materia ha professato parola sugli assembramenti di Milano.
Ieri pomeriggio è scoppiata la festa a Piazza Duomo e per le strade di Milano dopo che l’Inter è diventata per la 19esima volta campione d’Italia. Partiamo dal presupposto che qui nessuno vuol essere ipocrita: qualunque squadra avesse vinto lo scudetto dopo 9 anni di dominio della Juventus, questa sarebbe stata la reazione dei tifosi.
La gente neroazzurra si è riversata in strada a festeggiare dopo un’assenza di titoli durata 11 anni e il risultato sono stati degli inevitabili – o forse no – assembramenti. Lo sdegno sui social non è mancato, tante le critiche rivolte alle persone in piazza a soprattutto al sindaco Beppe Sala, reo di non aver previsto e arginato la situazione. La questione che ha fatto più rabbia è ovviamente legata a tutte le rinunce che in questo anno e mezzo stiamo vivendo e che poi vengono buttate al vento così.
Lo sdegno però è apparso solo tra la gente comune perché i giornali hanno fatto finta di nulla. Addirittura su “Il Fatto Quotidiano” è apparso un articolo sulla festa-scudetto dell’Inter con il titolo: “Folla di tifosi invade Milano. A Napoli coprifuoco violato“. Ma cosa c’entra in questo caso Napoli? Perché tirare sempre in ballo la città partenopea per metterla in cattiva luce, cercando di far distrarre le persone dagli errori degli altri?
Ribadiamo il concetto che il problema è a monte. Il problema è a monte perché bisognava aspettarselo, perché la sicurezza pubblica ancora una volta è stata calpestata (così come quando Napoli era in zona rossa e ci furono gli assembramenti dopo la morte di Maradona). E’ a monte perché se un gruppo di ragazzi fa mezz’ora di ritardo e sfora il coprifuoco viene multato, così come un bar che chiude qualche minuto più tardi.
Nessun concerto, il coprifuoco alle 22, i ristoranti con tavoli solo all’aperto (nonostante il freddo e il brutto tempo): tutte situazioni che fanno storcere il naso a guardare questi immagini. Dai giudizi non si è esentata nemmeno l’ex Ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, che sul proprio profilo Twitter ha commentato così la scena: “Al ristorante al massimo in 4, per lo scudetto in migliaia. Per me queste immagini offendono chi sta facendo sacrifici, dai ristoratori al personale sanitario. E sembra che non impariamo mai niente, l’eterno ritorno dell’uguale“.
A pagare in caso di possibile boom di contagi, ricordando che la Lombardia è da sempre la Regione con più contagi, saranno purtroppo i lavoratori che saranno costretti a chiudere. Come successe a La Spezia: dopo la festa di promozione con assembramenti vari, la Liguria pagò per i 2 mesi successivi a caro prezzo quelle scelte. La stessa cosa successe a Reggio Emilia dopo la promozione in B della Reggiana, e anche lì calò il silenzio nazionale.