Covid e salute mentale: un italiano su 5 ha fatto uso di psicofarmaci
Mag 13, 2021 - Mariangela Andreozzi
A causa del Covid si è registrato un peggioramento della salute mentale. Quasi una persona su 5 ha assunto nell’ultimo anno psicofarmaci come ansiolitici, antidepressivi, stabilizzatori dell’umore, antipsicotici. A ricorrervi, sono maggiormente le donne e le persone mature.
Covid e salute mentale, Monitoraggio Aifa: aumento dell’acquisto di psicofarmaci
Il monitoraggio Aifa (Agenzia italiana del farmaco) sull’acquisto di farmaci in Italia in corrispondenza con l’emergenza sanitaria ha registrato un notevole aumento rispetto al 2019 del consumo di ansiolitici. È anche stato rilevato, a marzo 2020, un incremento del consumo di antipsicotici. Inoltre, risulta che il 20% della popolazione abbia sperimentato sintomi depressivi nel corso della pandemia (un’incidenza che risulta essere doppia rispetto al periodo precedente) e sarebbero aumentati ansia e disturbi del sonno. Il Rapporto Osmed (Aifa) conferma che in Italia si consumano circa 12 milioni di confezioni di antipsicotici l’anno. Il fatturato globale del settore è oggi stimato intorno ad un miliardo di euro, ma nonostante ciò, il Sistema sanitario nazionale continua ad investire poco nell’assistenza psicologica.
Eurispes: 1 su 5 ha fatto uso di psicofarmaci
L’Eurispes per il Rapporto Italia 2021, ha indagato sul consumo di psicofarmaci da parte dei cittadini e sul ricorso al sostegno psicologico: un intervistato su 4 si è rivolto ad uno psicologo.
Secondo di dati dell’Eurispes, quasi un italiano su 5 (19%) ha assunto, nell’ultimo anno, farmaci come ansiolitici, antidepressivi, stabilizzatori dell’umore, antipsicotici, dunque, i principali tipi di psicofarmaci. Gli psicofarmaci più diffusi sono gli ansiolitici e i tranquillanti. Nell’ultimo anno, il 72,9% di chi ha consumato almeno un tipo di psicofarmaco ne ha fatto uso sempre nell’8,5% dei casi, spesso nel 19,4%, qualche volta nel 45% e mai nel 27,1% dei casi. Seguono, per utilizzo, gli antidepressivi: il 54% del sotto-campione non li ha mai assunti durante l’anno, il 5,6% lo ha sempre fatto, il 12,3% spesso, il 28,1% qualche volta.
Rilevante è anche la quota di chi si è rivolto ad uno psicologo: più di un quarto del campione (27,2%). Ad uno psichiatra si è rivolto il 5,6% degli intervistati, in un percorso che solitamente è anche accompagnato da una terapia farmacologica di supporto. La pratica meno diffusa è invece l’ipnosi, sperimentata nel 3,5% dei casi.
Covid, perché la salute mentale è peggiorata
Le chiusure forzate e la socialità ridotta hanno causato ripercussioni notevoli nella vita delle persone. L’incapacità di mantenere il proprio stile di vita e la propria routine può portare a sintomi di vario tipo, quali ansia e depressione. Il Coronavirus ci ha costretti a fronteggiare le nostre paure più remote e a stare a stretto contatto con il nostro inconscio. Ci ha costretti, insomma, alla solitudine con noi stessi. La routine che ci distraeva da tutti i nostri pensieri è venuta a mancare e quindi è sopraggiunta l’ansia, l’angoscia, la paura. In questi casi è fondamentale chiedere aiuto e affidarsi ad uno specialista, perché la salute mentale è fondamentale, quanto quella fisica.
Il Covid ha indubbiamente causato un peggioramento psichico, ma forse, dovremmo cogliere ciò che di positivo possiamo trarre dalla solitudine determinata dalla pandemia: imparare a stare con noi stessi e ad apprezzare la nostra stessa presenza.